Fuori Cassinetta cè una fila di villette a schiera davanti a un bel campo di granturco. Su un citofono un cognome orientale. Un uomo sulla sessantina esce ad accoglierci in ciabatte: fa il perito informatico, ha una figlia dentista, un figlio da poco laureato, un altro che lavora lontano. Si chiama Giuseppe Viet. «Trent'anni fa, quando sono arrivato a Milano, le ciabatte erano lunica cosa che mi rimaneva». È stato un «boat people». Così si chiamavano i vietnamiti del sud che dal 1975, dopo linvasione dei comunisti di Ho Chi Minh, presero il mare in fuga dal nuovo regime. «Eravamo i capitalisti, i ricchi borghesi che scappavano», sorride amaro Viet, battezzato Giuseppe. Cattolico, laureato, ex militare dell'esercito sud vietnamita. «Ho lasciato Saigon il 9 aprile 1979, insieme a mio figlio di 5 anni». Simbarcarono di mattina, in riva al fiume Mekong. Sul mar Cinese, infestato dai pirati, erano novanta persone su una barca lunga 12 metri per 2. La signora Viet, con le bambine, li avrebbero raggiunti ad Abbiategrasso solo due anni dopo. E ad Abbiategrasso abita il suocero di Giuseppe: Vincenzo Hoang, 92 anni. Viet e suo figlio hanno vissuto un'Odissea piena di violenza, terminata con l'approdo sulle coste tailandesi. Furono fortunati. In tanti sono annegati nell'indifferenza dell'opinione pubblica «progressita», che dopo la fine della guerra in Vietnam scordò quel Paese convinta che avesse trionfato la causa giusta.
Tra i pochi a non dimenticare, i sacerdoti del Pontificio Istituto Missioni Estere di via Monte Rosa a Milano. Padre Piero Gheddo, missionario e giornalista, girava la Lombardia «per parlare di queste persone e spiegare il vero volto del comunismo in Asia». Circa cinquanta le famiglie della provincia di Milano che accolsero i boat people, collegate alle parrocchie o il movimento Cl. Giuseppe Viet e il suo bambino vissero dagli Albetti di Abbiategrasso: «Dovevano stare con noi tre mesi. Invece rimasero due anni», ricorda il capofamiglia. «Viet era un giovane molto determinato. Ha lavorato tutta la vita, e adesso si è fatto anche la villetta».
Nessuno gliela porterà via, come accaduto a Saigon. Oggi è il trentennale di una storica missione: nel 1979 tre navi della marina italiana, su iniziativa del governo Andreotti, partirono per soccorrere 1000 boat people nel Mar Cinese Meridionale. L'operazione prese corpo tra polemiche e ritardi, per le resistenze del Partito Comunista Italiano che dava appoggio esterno al governo. A una parte della sinistra di allora i rifugiati, in fuga dal sogno del socialismo reale, facevano venire l'orticaria. Giuseppe quel sogno l'ha assaggiato. E suo figlio? «Sta lavorando in un Club Med. Neanche lui ha mai dimenticato». Il più piccolo dei Viet, invece «ha appena finito uno stage. Sono un po' preoccupato, vorrei che trovasse lavoro».
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