Saldi Niente spiaggia per i romani a caccia di sconti

AL VIA IERI Secondo il Codacons al termine della stagione estiva le vendite faranno registrare un calo che si aggirerà intorno al 15 per cento

Saldi Niente spiaggia per i romani a caccia di sconti

Il caldo che soffoca? Un ostacolo per principianti. La tentazione dell’acqua salata e della sabbia sotto i piedi? Un diversivo che concede una settantina di repliche e, dunque, può aspettare. I professionisti dello sconto che più è alto e meglio è, non hanno tempo per abbronzarsi, hanno un’intera economia domestica da mandare avanti: non si fermano di fronte alla crisi, ai consueti mugugni dei negozianti, ai catastrofismi in cifre del Codacons, che stima un -15 per cento alla fine della tornata estiva. Loro i saldi li vivono da dentro, da subito. Da mattina a sera, da zona a zona, dalla boutique del centro al megastore di periferia. «Per me iniziano almeno una quindicina di giorni prima della data ufficiale - racconta Fabiola, 44 anni, carica di buste a piazza Risorgimento - mi faccio un’idea dei prezzi, di cosa c’è in giro e poi vado a colpo sicuro». «Non mi fregano mica - le fa eco Giovanna, “shopaholic” doc, un lustro in meno e molto sudore sul viso - mi segno tutto, così mi accorgo se i ribassi sono veri o no».
Primo giorno di saldi ieri a Roma e primo pacifico assalto ai negozi a caccia d’affari. Tanti hanno scelto il mare, tanti altri quella specie di angolo retto che unisce via Cola di Rienzo con via del Corso. In una delle tante roccheforti dello shopping romano c’era il pienone: bastava salire sui gradini della fontana di piazza del Popolo per trovarsi di fronte a un muro di corpi in movimento, occupati a scrutare vetrine e a varcare soglie, non solo per il sollievo dell’aria condizionata. Boom di adolescenti da H&M e da Foot Locker, dove la fila c’era pure per entrare oltre che per essere serviti dagli stressati commessi in uniforme; trionfo di signore imbellettate e giapponesi con fotocamere di fronte ai templi laici delle griffe di via dei Condotti. «Comprano, comprano», ci assicura un buttafuori in giacca e cravatta, che meriterebbe un fischietto per la mole del traffico umano che deve regolare. «Guardano tanto ma solo in pochi comprano», corregge il tiro la titolare di un negozio di scarpe sempre su via del Corso. Perché la musica è sempre la stessa, uguale uguale a un tormentone: le grandi catene e gli shop monomarca non possono lagnarsi, visto l’afflusso impressionante di gente; i piccoli esercenti invece sì, e lo fanno mentre guardano con malcelata invidia i loro dirimpettai, che battono scontrini a ripetizione.
Più trasversale la situazione nei maggiori centri commerciali, dove c’è ossigeno per tutti e dove la folla ieri è stata imponente. «Qui si cammina a stento», ci dice Luciano, arrivato al Decathlon di Fiumicino per comprare un tavolo da ping-pong con l’amica Francesca. Mentre a Roma Est svetta lo sfogo di Fabio: «Qui non se po’ stà, meglio Ostia».
Soft l’avvio in via Appia dove i titolari, in attesa delle mandrie di acquirenti, filosofeggiano se sia stato opportuno o meno avere anticipato i saldi. «Sono contento che sono cominciati una settimana prima, altrimenti non facevamo una lira», afferma sanguigno il proprietario di un esercizio della catena Clark. Da Timberland invece si rumoreggia: «Potevano aspettare, così non si lavora. Le svendite hanno senso a fine stagione, non all’inizio.

Quest’anno tra pioggia e maltempo l’estate è appena cominciata». Intanto gli «shopaholic» si concedono il pit stop di un gelato, rigorosamente alla frutta, e riprendono il giro. Sono le cinque del pomeriggio e i pacchi li avvolgono, ma per loro la giornata è ancora all’inizio.

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