È la regione più lunga dItalia: quattrocento chilometri tra il confine con il Molise e Santa Maria di Leuca, ultimo lembo di terra a dividere Adriatico e Jonio. In mezzo cè tutto il vino che vuoi: dalla Daunia in cui la fanno da padroni Montepulciano tra i rossi e Bombino tra i bianchi, alle Murge in cui già il plurale del toponimo è indizio di ricchezza ed eterogeneità; dalla Messapia corrispondente più o meno alla provincia di Taranto, patria del Primitivo, alla Valle dItria, cuore dei vitigni bianchi di Puglia, la Verdeca e il Bianco di Alessano da cui originano vini sapidi e minerali come il Locorotondo, al tacco del Salento, terra dellimpenetrabile Negroamaro, che è diventato il simbolo del New deal dellintera enologia pugliese.
Al recente Vinitaly svoltosi a Verona il padiglione della Puglia è stato tra i più visitati. A fare notizia anche il lancio del primo concorso enologico nazionale dedicato ai vini rosati dItalia, tipologia-cenerentola che sta conquistando sempre più gli appassionati e della quale la Puglia si pone come portabandiera a livello nazionale. La giuria si riunirà a Bari i prossimi 20 e 21 aprile, e i premi saranno assegnati a Otranto il 5 maggio nel corso di un gran finale. Il Vinitaly è stato naturalmente anche loccasione per fare un punto sulle produzioni della regione più orientale dItalia. Ci piace segnalare quattro etichette per quattro territori diversi. Partiamo dalla Daunia, e precisamente da Cerignola (Foggia) da dove arriva il Dieci Ottobre dellAntica Enotria, azienda antesignana della produzione bio («abbiamo la certificazione numero 2 in Puglia», il vanto del titolare Raffaele Di Tuccio). Si tratta di un igt, blend fifty-fifty di Aglianico e Nero di Troia che celebra nel nome la data di nascita del nipote omonimo di Raffaele: un vino potente, in cui il temperamento del Nero di Troia è tenuto a bada dal rigore dellAglianico, che fa 12 mesi di acciaio e 18 di botte grande. Spiccano il naso dalla rotonda amarena e la bocca accarezzata da tannini guizzanti ma non invadenti. Il prezzo è sui 15 euro in enoteca
Scendiamo nelle Murge per parlare del Canace, igp da uve Nero di Troia quasi in purezza (un 15 per cento è Aglianico) prodotto da Diomede, azienda a cavallo tra Puglia e Basilicata, in quel di Canosa, nella nuova provincia di Bat (Barletta-Andria-Trani). Un vino tagliato per il mercato internazionale, di eleganza eccelsa frutto anche dellaffinamento per dodici mesi in barrique di rovere francese, che il suo destino nellabbinamento di carni rosse e formaggi stagionati. Un vino dal prezzo non economico: 25-30 euro, ma li vale tutti.
Ed eccoci in Valle dItria, a Cellino San Marco, dove da qualche anno ha sede la Masseria Li Veli, azienda di eccellenza di proprietà della famiglia Falvo già titolare di Avignonesi in Toscana. Un progetto di altissimo profilo tutto basato sgli autoctoni da cui nasce uneccellente Verdeca (con un 10 per cento di Fiano Minutolo), lAskos, dal naso di frutti tropicali e salvia e bocca sapida e marina. Un grande bianco a 18 euro.
Infine il Salento più estremo.
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