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Salgono dal 12,5 al 20% l’imposta sul capital gain e gli interessi sul conto

La tassazione sulle cosiddette «rendite da capitale» sarà armonizzata al 20%. La misura riguarderà il cosiddetto capital gain dalla cessione di azioni, obbligazioni e fondi. Resta al 12,5% l’imposta sui titoli di Stato, a patto che l’investitore abbia conservato il bond fino alla naturale scadenza, altrimenti - in caso di cessione - scatterà la tassazione al 20%. Dovrebbero essere tassati al 20% anche i cosiddetti «pronti contro termine» (cioè quando un cliente «presta» i suoi titoli alla banca, che si impegna a restituirli a un prezzo e a una data prestabiliti) che hanno titoli di Stato sottostanti, e che finora sono stati tassati al 12,5%.
Per contro, cala dal 27,5 al 20% l’imposta sugli interessi attivi sui depositi di conto corrente bancario e postale, la commissione di massimo scoperto e la tassazione sui certificati di depositi e sugli interessi maturati sulle obbligazioni con durata inferiore ai 18 mesi.
Accantonata, al momento, l’idea di aumentare l’Iva di un punto sulle tre aliquote (l’ordinaria al 20%, le ridotte al 10% e al 4%). Una mossa che vale quasi 10 miliardi di euro in caso di consumi invariati, calcolando che l’anno scorso la raccolta dell’imposta sul valore aggiunto ha portato alle casse dello Stato 96 miliardi. Non è escluso che questo provvedimento possa essere riproposto successivamente nel quadro della riforma fiscale, sebbene il rischio che questo ritocco verso l’alto possa deprimere i consumi è altissimo.
La riforma dell’Imu, l’imposta municipale unica sulla seconda casa, sarebbe dovuta entrare in vigore solo nel 2014. Secondo le indiscrezioni verrà invece anticipata al 2012 su richiesta dei Comuni e accorperà Ici, Irpef e tassa sui rifiuti.

La sblocco dell’imposta, che prima della riforma valeva in media circa il 6 per mille sui redditi, potrebbe salire al 7,6 per mille e spingersi fino a oltre il 10,6.

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