Salim Bachi, l’ultima notte di quiete

Salim Bachi, l’ultima notte di quiete

Accese il televisore e cominciò a bere lo champagne. L’indomani tutte le televisioni del mondo avrebbero parlato della sua azione. Le finestre della sventura e dell’insensibilità. Sarebbero diventati famosi. Famosi e anonimi. Sapeva anche che le disgrazie dei suoi non si sarebbero mai conquistate la loro attenzione. Qualche minuto alla fine del telegiornale per dire che un attentato aveva scosso la sua città, Cirta, che la striscia di Gaza era stata invasa dai carri israeliani. \
Durante l’addestramento gli avevano fatto vedere dei video con bambini palestinesi fatti a pezzi dai loro soldati. La morte correva per il mondo come una novità alla moda. Africa. Rwanda. Vietnam, Cambogia. Libano, Algeria, Cile, Argentina, Cecenia. Responsabilità dell’Occidente. «Colpevole!», avevano sentenziato i dottori della Legge. Nel giro di pochi minuti avrebbero offerto loro uno spettacolo grandioso. E tutti avrebbero visto che le loro vittime avevano maggior peso di quelle di tutto il mondo. \
Qualcuno a Cirta pensava, per esempio, che si potevano uccidere e violentare donne e bambini senza perdere niente della propria anima. Provava una gran pena, lui. Una pena immensa. Sgozzavano i loro fratelli e le loro sorelle. Gli ripetevano che non erano più loro fratelli né loro sorelle: erano usciti dalla comunità, erano degli ipocriti, credevano di giorno e dimenticavano di notte. Si poteva ridurli a pezzi. Coloro che affermavano cose come queste erano dei poveri idioti senza cultura, banditi con l’abito della fede. Non era così. Lui era superiore. MasterCard. Rideva dentro di sé. Che cosa ne sapevano della loro storia? Niente. Eppure avevano edificato un impero, piantato i semi dello sviluppo dei loro nemici. Ed era in nome di questa grande storia, perché nessuno la dimenticasse, che compivano la loro missione. \
La camera cominciava ad angosciarlo. Uscì. In strada chiamò un taxi con un grido. Non conosceva Portland. Chiese all’autista un posto dove potersi divertire. «Che genere di divertimento?». Non sapeva cosa rispondere. «Donne? Uomini?». «Donne». «Conosco un posto. Ma ci vogliono un bel po’ di soldi». \
Avrebbero capito l’indomani. L’indomani avrebbero goduto dell’Apocalisse. Bella, estetica, tutto il mondo l’avrebbe contemplata; un’opera d’arte, trasmessa a ripetizione da tutte le televisioni del mondo, un grande spettacolo organizzato da MC San Juan. Adesso era questo il suo nome, San Juan de’ Nemico Pubblico: un nome altisonante.
L’Organizzazione aveva chiesto loro di dimenticare tutto. Famiglia, origine, identità. Aveva assegnato loro dei nomi di battaglia: Seyf el Islam, Abu Antar el Nacer, Ibn Taghut. Rise. Ibn Taghut precipitava nelle tenebre, allontanava i credenti dallo stretto vicolo della verità. Si faceva beffe delle folle diventate fanatiche con proiezioni laser contro le nuvole quando, da giovane, si trovava a Cirta. Fasci luminosi componevano il nome di Allah, il benedetto, e di Muhammad. «No, non sei pazzo», lo rassicurava Khadîdja tenendolo tra le braccia, tremando per la febbre, «no, Egli ti ha parlato, tu sei la Sua bocca, e ora la Sua mano». \
«Non dite di coloro che sono stati uccisi sulla via di Dio: “Sono morti!”. No! Che anzi Essi sono vivi, senza che voi li sentiate». Lui sentiva invece di essere morto e di non essere più sulla via di Dio. Ma lo era mai stato? \
Erano pronti. Avevano distrutto lo Stato sovietico, lo Stato ateo. Avevano scavato la loro tomba in Afghanistan, avrebbero scavato la loro tomba qui; e quanti più morti ci sarebbero stati, tanto meglio si sarebbero comportati: solo la sciabola e il sangue fondano le nazioni.
Ispirato, o dandosi l’aria di esserlo, Khalid guardava il cielo mentre salivano un ultimo colle innevato e si preparavano a scendere, a scendere lentamente verso la città.
«La nostra nazione si sfascia, va in putrefazione, bisogna rigenerarla, con l’aiuto di Dio. E se Dio non ci aiuta, lo aiuteremo». «Ma come farai con le vittime innocenti?» domandò a Khalid, che non lo guardava mai in faccia, con il viso rivolto verso Dio, o il Diavolo. E aggiunse: «Perché chiunque ucciderà una persona senza che questa abbia ucciso a sua volta o portato corruzione sulla terra, è come se avesse ucciso l’umanità intera. E io sto per uccidere degli innocenti, sto per uscire dalla comunità degli uomini, uno sterminatore alla mia maniera».

Disse questo per convincerlo della loro follia, per convincersi della propria, ma la decisione era stata presa mesi addietro, ben prima della sua partenza per gli Stati Uniti.
Khalid, il figlio di mignotta, gli rispose che c’era bisogno di uomini come lui e i suoi compagni, e che Dio avrebbe capito.

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