Il Salone degli aumenti: l’hotel costa il doppio

Il prezzo di una stanza passa da 150 euro a 350 euro. Gli albergatori: "Del resto lavoriamo in perdita cinque mesi all’anno". Sgarbi: "Non ci può essere un incrmento così marcato"

Tredici aprile 2008: la camera di un hotel quattro stelle in zona stazione Centrale costa 170 euro. Sedici aprile: la stessa stanza costa 240 euro. Ben 70 in più rispetto a tre giorni prima. Non è colpa dell’alta stagione, che a Milano come in molte altre città non esiste. Ma del Salone del Mobile, la rassegna della fiera di Rho-Pero che ogni anno porta in città migliaia di turisti e operatori. Tutto nella norma, purché il prezzo più alto equivalga a quello comunicato dall’albergo entro il primo ottobre, quando sono rese note le tariffe per l’anno successivo. Ma accade che, in alcuni casi, le oscillazioni di prezzo siano molto più alte.

«L’ho verificato personalmente - tuona l’assessore comunale alla Cultura Vittorio Sgarbi -. Volevo prenotare una camera per questa settimana. Due alberghi del centro, entrambi quattro stelle, mi hanno detto che il costo, nel periodo del Salone, sarebbe lievitato da 150 a 250 e persino 350 euro. L’escursione delle tariffe non può essere così marcata». Loro, i diretti interessati, replicano che in Italia esistono regole certe e nessun albergo può cambiare le tariffe da un giorno all’altro. «A differenza dei ristoranti, che possono variare i costi a patto che siano esposti all’esterno, gli alberghi devono emettere il prezzo massimo entro il primo ottobre - spiega Alberto Sangregorio, presidente di Federalberghi Milano -. Da quel momento in poi possono stipulare convenzioni, effettuare sconti, fare promozioni, ma non aumentare le tariffe». Ciò non toglie che, entro la forbice di prezzo pubblicata, gli stessi albergatori possano applicare la tariffa che credono. Tradotto: in una settimana speciale, come quella del Salone, caratterizzata da una richiesta molto elevata, è molto probabile che una stanza salga a cifre record.

«Del resto - continua Sangregorio - gli alberghi di Milano lavorano in perdita cinque mesi l’anno. Per evitare questi fenomeni sarebbe utile rendere appetibile la città ai turisti in ogni momento dell’anno». Per quanto riguarda l’episodio denunciato da Sgarbi, invece, «è probabile che chi ha risposto al telefono abbia dato una risposta errata - ammette il presidente -, nei giorni di pienone al centralino spesso ci sono ragazzi con poca esperienza». Da sfatare, secondo il responsabile della categoria, anche l’equazione Salone uguale posti esauriti. «Ci sono sempre camere libere - conferma Sangregorio - anche perché molte prenotazioni effettuate in anticipo vengono annullate all’ultimo minuto». Per difendersi, prosegue, «basta seguire le nostre indicazioni. Chi non vuole spendere un patrimonio, per esempio, può andare a dormire nell’hinterland. Di recente è stato inaugurato un grande albergo a Melegnano».

Da parte sua, l’assessore comunale alle Attività produttive

Tiziana Maiolo spiega che non è compito di Palazzo Marino vigilare su questi fenomeni. «È la prima volta che sento una cosa del genere - conclude -, occorre fare delle verifiche. Ma purtroppo il Comune ha le mani legate».

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