Salta il taglio dei parlamentari Il Colle: attenti a parlare di Casta

RomaUna delle misure che avrebbero reso più «digeribile» la maxi-manovra agli italiani, ovvero la riduzione del numero dei parlamentari, è scomparsa dai provvedimenti governativi, compreso il disegno di legge costituzionale su Province e pareggio di bilancio approvato ieri dal Consiglio dei ministri.
Decisione che potrebbe sembrare in sintonia con le parole pronunciate in serata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Attenzione all’uso dilagante di certe espressioni come casta politica o si rischia di diventare come la notte in cui tutto è grigio e diventa nero». Ma è più facile che quello del Capo dello Stato sia stato uno stop alle varie proposte di modifica della Costituzione, sulle quali - ha denunciato - «ci sono molte approssimazioni e improvvisazioni».
Tutti salvi i 945 inquilini di Montecitorio e Palazzo Madama? In realtà, la riforma alka seltzer, che tutti gli schieramenti politici avevano sollecitato fino a ieri con grande spreco di parole, è legata a un sottilissimo filo: la commissione Affari costituzionali del Senato ha avviato l’esame congiunto di quattro disegni di legge, presentati da alcuni deputati dei partiti principali. La discussione generale si aprirà la prossima settimana, poi sarà la volta della presentazione degli emendamenti. Il voto chissà quando arriverà. E come tutti sanno, il passaggio parlamentare per le riforme che interessano la Costituzione, nel nostro caso gli articoli 56 e 57 della Carta, è doppio: un briciolo di scetticismo sull’approvazione è doveroso.
Le proposte in campo sono quattro. Il più generoso con la casta parlamentare è il testo di Domenico Benedetti Valentini (Pdl), che propone di ridurre i deputati da 630 a 500, e i senatori da 315 a 250. Un po’ più ampio il taglio ipotizzato da Luigi Zanda (Pd): sopravviverebbero 400 deputati e 200 senatori. Il sudtirolese Oskar Peterlini e il dipietrista Felice Belisario ipotizzano una Camera con 300 deputati e un Senato con 150 parlamentari. Infine, il leghista Lorenzo Bodega non fa preferenze: 250 deputati e 250 senatori verrebbero risparmiati dal taglio. Ogni Regione avrebbe non meno di cinque senatori, tranne il Molise (2) e la Valle d’Aosta (1).
I tempi dell’esame in Senato non saranno certamente brevi, vedremo come andrà. Il governo, assicura il ministro della Difesa Ignazio La Russa, «vuole il dimezzamento dei parlamentari, ed è possibile - aggiunge - che si trovi un intreccio con il disegno di legge costituzionale sulle Province e il pareggio di bilancio». In realtà i disegni di legge costituzionale approvati ieri a palazzo Chigi sono due: uno sulla soppressione della Provincia e il secondo che introduce il principio del pareggio obbligato di bilancio. «Non è solo un criterio contabile - commenta il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti - ma un principio ad altissima intensità politica e giuridica».
Tempi rapidissimi, invece, per l’approvazione della manovra bis alla Camera dopo il «sì» del Senato. Il testo, dopo un veloce passaggio in commissione Bilancio, dovrebbe approdare in aula già lunedì. Stamattina alle 10 scadono i termini per la presentazione degli emendamenti, e il via libera è previsto fra sabato e domenica. Non ci sarà spazio tuttavia per modifiche rispetto al testo del Senato. Scontato, una volta che il decreto sarà in aula, il voto di fiducia.

Il capogruppo Pdl a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto, osserva che davanti alla presentazione da parte dei dipietristi di una pregiudiziale di costituzionalità, «è plausibile che il governo possa pensare a un voto di fiducia».

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