nostro inviato a Pechino
Flavio si alza e inizia a prepararsi. Chissà se dentro il cuore sta cantando? Flavio si avvicina e gli occhi freschi e grandi cominciano a puntare dritto quel grande tappeto magico che in pochi secondi lo sparerà in aria. Chissà se ricorda la melodia di De Gregori e le parole scritte per gente come lui. Dicono: «Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno, giuro che lo farò, e oltre lazzurro della tenda nellazzurro io volerò, quando luomo cannone doro e dargento diventerà...».
La canzone parla dellazzurro, parla delloro e dellargento e a Pechino la donna cannone diventa luomo Cannone, diventa Flavio Cannone, un bergamasco di Ponte San Pietro con laria buona e semplice dei tempi che non tornano. Un ragazzo ormai uomo che a 27 anni passa lesistenza a saltare e a farsi sparare in cielo. «A volte a sette metri, a volte otto, a volte di più» racconta con limbarazzo di chi si chiede «ma per quale diavolo di motivo mintervistano che sono andato male, che non sono in finale come avrei voluto e dovuto?». Perché Flavio Cannone è davvero solo nellinseguire i suoi sogni: nellazzurro, per dirla con De Gregori, ci è arrivato, ma luomo cannone difficilmente diventerà doro e dargento. «No, quello, in tutta franchezza, sarà difficile» ammette lui, «diciamo che negli otto della finale avrei dovuto starci. Giudici duri con me», butta lì, «ma anche colpa mia» aggiunge con la schiettezza che fa da corredo alla gente delle Orobie. «Mi alleno da solo, ho iniziato da solo, non cè nessuno in Italia che pratichi il trampolino elastico, dietro di me solo un ragazzo che sta crescendo bene, tra mille difficoltà, e anche lui è solo. Si chiama Dario Aloi». Poi il vuoto assoluto. «Non avete idea di che cosa significhi essere sempre soli, non avere un gruppo di atleti con cui condividere i ritiri, gli allenamenti, le serate per distendersi. Vedo gli altri, i ginnasti ad esempio, perché anchio in fondo sono un ginnasta, che comunque fanno gruppo. Io sono solo».
Flavio racconta ed è come se la melanconica melodia di De Gregori permeasse laria, diventando la colonna sonora della sua vita e di questo spaccato cinese. «Il Luna Park, luomo Cannone? Sì, mi sono sentito e mi sento un po così, però forse più negli anni scorsi, qui invece è andata male per cui...» sorride e sa esattamente che la battuta è lì, a portata di mano, perché da uomo Cannone a uomo pistola è un attimo. Ci tiene invece, e sinfervora nel farlo, a difendere la sua disciplina, a dire e sottolineare che non di fenomeno da baraccone si tratta. «Lo so, in Italia tanti, troppi associano il trampolino elastico ai luna park, ma questa disciplina è nobile, difficile e pericolosa. Pochi sanno che alla base di ogni esercizio di ginnastica artistica, di tuffi, alla base delle parallele, degli anelli, del corpo libero cè comunque e sempre il trampolino elastico. Permette di preparare le prove senza spaccarsi in caso di errore. Noi, invece, noi sì che rischiamo e anche tanto: quando voli a otto metri daltezza e atterri fuori dal tappeto, allora ti devi raccomandare a Dio. Un mio avversario, tempo fa, è finito in coma, un altro ora vive sulla sedia a rotelle».
Flavio però non se la sente di nascondere la verità. Dice: «Però è vero che questo sport ti cattura al Luna Park... Anchio ho iniziato così, mio papà gestiva e gestisce ancora dei tappeti elastici nei luoghi di vacanza, al mare, in montagna, e io da bambino ci andavo matto. Poi a undici anni iniziai a far sul serio.
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