La salute e il peso di Sharon diventano un caso politico

Israele prepara intanto una zona cuscinetto nella striscia di Gaza contro i razzi Qassam

da Gerusalemme

Più del potenziale nucleare dell’Iran, più della minaccia dei razzi palestinesi, più della questione dell’ingiustizia sociale, a dominare il dibattito politico in Israele a tre mesi dalle elezioni è la salute del primo ministro Ariel Sharon, che guida un partito (Kadima) ancora in fase di organizzazione ma apparentemente già lanciato verso una vittoria trionfale.
Da quando la scorsa settimana Sharon è stato ricoverato d’urgenza in un ospedale di Gerusalemme per un ictus cerebrale, il suo stato di salute occupa le prime pagine dei giornali, sovrastando eventi come l’affermazione di Benyamin Netanyahu nel Likud, ridimensionato dalla scissione di Sharon.
Nel tentativo di rimuovere dal tavolo la questione, lunedì i consiglieri del premier hanno organizzato una conferenza stampa nel corso della quale i medici che hanno visitato il premier hanno fornito abbondanti informazioni sul suo stato di salute. Malgrado l’età (78 anni) e il peso eccessivo, i medici hanno detto che il premier è in gran forma.
La conferenza stampa aveva anche lo scopo di anticipare all’opinione pubblica che Sharon dovrà sottoporsi nelle prossime settimane a un lieve intervento necessario per otturare un minuscolo foro congenito nel cuore. I medici hanno assicurato che non sono previste complicazioni e che si tratta di un intervento di routine.
Ma diversi opinionisti ritengono che prima di affidare alle prossime elezioni il Paese per quattro anni a un premier che sfiora l’ottantina (assistito da Shimon Peres, che ha 82 anni compiuti) occorrono garanzie mediche particolari. Anche perché, scrive Haaretz, la legge israeliana non precisa i meccanismi mediante i quali stabilire che un primo ministro «è impossibilitato» a svolgere il proprio compito ed è dunque necessario affidare le sue responsabilità al vice-premier. Il direttore di Maariv, Amnon Dankner, accusa invece il premier di aver mentito sul proprio peso, «che è di 142 chilogrammi, e non di 115».
Israele sta intanto considerando la possibilità di istituire nell’estremo nord della Striscia una «zona di interdizione» allo scopo di allontanare di qualche chilometro dalle città del Negev i miliziani dell’intifada specializzati nel lancio di razzi Qassam. Secondo i responsabili israeliani, si tratta ormai non più di operazioni di disturbo ma di una minaccia strategica. Dalle rovine della colonia ebraica di Dughit, nel nord della Striscia di Gaza, i miliziani possono colpire la centrale elettrica di Ashqelon e altre importanti infrastrutture.
Ieri il ministro della Difesa Shaul Mofaz ha escluso «almeno per il momento» il ricorso a forze di terra.

Nelle ultime ore ha invece autorizzato raid aerei e ha evocato la possibilità che gli abitanti di due cittadine palestinesi (Beit Hanun e Beit Lahya) siano chiamati a lasciare le proprie case per non trovarsi esposti a un possibile fuoco israeliano.

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