Coronavirus

Quali sono i segreti del Covid?

Il Covid-19 è un virus pericoloso e mutevole come nessun altro della famiglia dei coronavirus. Quali sono i meccanismi che lo rendono così difficile da fermare

Covid, quali sono i segreti di un virus quasi perfetto

L'evoluzione del virus Sars-Cov-2, meglio conosciuto con il nome di Covid-19, ha avuto un'evoluzione "in meglio" dalla sua prima comparsa sulla faccia della Terra.

A parliamo della variante Delta, molto più contagiosa e pericolosa di tutte quelle che l'hanno preceduta.

L'importanza della Spike

Covid

Una delle principali caratteristiche dei Coronavirus è la presenza sulla loro superficie della proteina Spike, grazie alla quale il virus riesce a penetrare all'interno dell'ospite, un espediente "studiato" per non farsi riconoscere dal sistema immunitario della persona infettata. In questo caso, il Covid riesce ad accedere grazie all'interazione tra la proteina e Ace-2, un recettore presente sulle nostre cellule che funge da ingresso al virus, una specie di "chiave" per la serratura del nostro organismo.

La variante Delta che si diffondendo in tutto il mondo, è caratterizzata da molteplici mutazioni che sembrerebbero migliorare la capacità di legarsi all'Ace-2 ed eludere il sistema immunitario. Dopo aver avviato questo legame, il virus sfrutta anche altre componenti messe a disposizione dalle nostre cellule: una di queste è TMPRSS2, un enzima presente nel tratto respiratorio, proprio quello che Covid sfrutta per sfogare tutta la sua aggressività.

Come se non bastasse, un altro punto a suo favore consiste nel riversare il suo materiale genetico direttamente nella cellula, cosa che non avviene con altri tipi di coronavirus. Questa caratteristica dà modo al virus di infettare velocemente le cellule e rende complicato fermarlo.

La velocità di replicazione

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Il Covid, come abbiamo visto in quest'anno e mezzo di pandemia, si replica con una facilità disarmante: in questo modo sfugge più facilmente e diventa particolarmente aggressivo. In tre mosse, raggiunge il suo risultato: nel primo elimina la concorrenza grazie ad una proteina virale (Nsp1), che ha il compito di tagliare tutti gli mRNA della cellula che non contengono "tag" virali, ovvero tutti gli mRNA utili all'ospite per sopravvivere; nel secondo, sempre grazie a Nps1, la traduzione delle proteine cellulari cala di oltre il 70% e nel terzo il virus spegne quei segnali d'allarme che la cellula mette in atto per segnalare di essere in difficoltà.

A questo punto, Covid può finire di replicarsi nella singola cellula e formare nuove particelle virali pronte per andare a colpire altre cellule. Purtroppo, però, non è tutto: come ha spiegato a Repubblica Mauro Giacca del King's College di Londra, «Sars-Cov-2 non è un virus mordi e fuggi. Al contrario, persiste».

Lo scienziato italiano ha dimostrato che le cellule infette si fondono con quelle vicine formando alcune strutture che permetterebbero alle cellule infette di prosperare per lunghi periodi di tempo, sfornando sempre più particelle virali. Ecco come potrebbero spiegarsi i sintomi di "Long Covid", anche se non è ancora stato dimostrato essere questo il meccanismo.

Covid, in virus "complicato"

Covid

Quando le particelle virali sono mature e pronte ad invadere altri ospiti, la questione si complica ulteriormente. Per anni si è sempre pensato che le particelle virali venissero espulse dalla cellula attraverso il "complesso di Golgi", un apparato che trasporta i nuovi virus dalla cellula all'esterno.

Con Sars-Cov-2 cambia tutto: secondo uno studio pubblicato da Nature, il virus, invece di sfruttare il complesso di Golgi utilizza i lisosomi come via d'uscita, strutture conosciute da decenni per essere i trasportatori della "spazzatura cellulare". Una caratteristica peculiare che secondo alcuni studiosi "potrebbe essere sfruttata nel tentativo di sviluppare nuovi farmaci antivirali diretti contro Sars-Cov-2". Un ultimo processo, il virus lo compie tagliando alcuni aminoacidi nella proteina Spike che la "abilita" a riconoscere i recettori Ace-2 a cui legarsi.

C'è un sito particolare che può essere più o meno contagioso, come accade per le varianti Alfa e Delta che ne presentano numerose. Uno studio in fase di pubblicazione realizzato dall'Università del Texas mette in luce che il Covid attiva meno del 10% delle sue proteine Spike: nella variante Alfa questa percentuale è maggiore del 50% e nella Delta siamo a più del 75%.

Ecco perché, se confermato, è un dato sintomatico di quanto sia pericoloso ed in continua evoluzione questo virus che non smette di stupire.

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