Coronavirus

Covid, meno decessi ritardando la seconda dose del vaccino

Uno studio statunitense suggerisce che il ritardo della seconda dose sarebbe in grado di scongiurare la morte, anche se esclusivamente in alcune particolari condizioni

Covid, ritardare la seconda dose del vaccino può prevenire i decessi

Ritardare la seconda dose del vaccino anti Covid, almeno per i soggetti con un'età inferiore ai 65 anni, potrebbe ridurre la mortalità fino al 20%, ma solo in determinate situazioni. È quanto rivela uno studio statunitense pubblicato su "The BMJ". Se vi sono alcune condizioni, come un'efficacia del vaccino a una dose dell'80% o superiore e tassi di vaccinazione dallo 0,1% allo 0,3% della popolazione al giorno, la prima dose potrebbe prevenire rispettivamente tra 47 e 26 decessi ogni 100mila individui. Sia Pfizer che Moderna, in un programma a due dosi, sono in grado di scongiurare le infezioni sintomatiche gravi e la morte. Tuttavia l'immunità in tutto il mondo rimane bassa anche a causa del numero esiguo di vaccinazioni.

Più tempo è necessario per vaccinare in maniera efficace la popolazione mondiale contro il Covid, maggiore è il rischio di sviluppare ceppi resistenti. Questo dato di fatto ha indotto le autorità sanitarie a dare la priorità alla prima dose da somministrare a quante più persone possibili, anche se ciò significa ritardare la seconda dose oltre il periodo di tempo necessario. La giustificazione si basa sul presupposto che una protezione significativa contro il Covid possa essere ottenuta dopo una singola dose. Per approfondire ulteriormente questo aspetto, un team di scienziati ha misurato l'impatto delle politiche della seconda dose del vaccino ritardata sulle infezioni, sui ricoveri ospedalieri e sui decessi rispetto all'attuale regime vaccinale.

A tal proposito è stato utilizzato un modello di simulazione basato su una popolazione campione di 100mila adulti statunitensi e sono stati creati una serie di scenari al fine di prevedere interazioni potenzialmente infettive in condizioni diverse per un periodo di 6 mesi. Questi includevano livelli variabili di efficacia del vaccino, tassi di somministrazione e ipotesi sul fatto che lo stesso prevenga la trasmissione e i sintomi preoccupanti o solo le manifestazioni gravi, inclusa la morte. I ricercatori hanno altresì esaminato l'impatto del ritardo della seconda dose per i soggetti di età inferiore ai 65 anni, ma non prima di aver vaccinato completamente le persone anziane. I risultati suggeriscono che, in condizioni specifiche, è possibile ottenere una diminuzione della mortalità cumulativa, delle infezioni e dei ricoveri ospedalieri quando la seconda dose viene ritardata.

Gli studiosi hanno poi replicato le simulazioni più volte, utilizzando i dati per stimare esiti a diversi livelli di popolazione. Da quest'ultima analisi è emerso che ritardare la seconda dose è ottimale per tassi di vaccinazione giornalieri pari o inferiori allo 0,3% se l'efficacia della prima dose è dell'80% o superiore. Inoltre la strategia della seconda dose ritardata per gli individui con meno di 65 anni ha funzionato bene con tutti i tassi di vaccinazione testati, con conseguente riduzione della mortalità cumulativa assoluta fino a circa 48 soggetti per 100mila persone.

Secondo gli scienziati, questi risultati potrebbero essere molto importanti per la campagna vaccinale e per la lotta contro il Covid.

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