Coronavirus

"Dosi in ritardo": quando arriverà il vaccino proteico

Il vaccino della statunitense Novavax, approvato dall'Ema a dicembre, arriverà in Italia all'inizio di marzo. Potrebbe convincere i No Vax a immunizzarsi

"Dosi in ritardo": quando arriverà il vaccino proteico

Chi ancora non si è vaccinato in attesa dell'arrivo del vaccino proteico Novavax dovrà aspettare ancora. Tre settimane, almeno, perché le consegne previste e annunciate per la fine di gennaio sono in ritardo e le prime dosi del vaccino - il quinto approvato in Europa dopo Pfizer, Moderna, Astrazeneca e Janssen - giungeranno in Italia solo all'inizio di marzo.

L'utilizzo di Novavax era stato approvato dall'Agenzia europea del farmaco (Ema) lo scorso dicembre. "I vaccini proiteci - ha spiegato Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute - hanno avuto un po' di ritardo, non solo in Italia. Entro fine mese le dosi di Novavax arriveranno anche da noi. Bisogna attendere i tempi previsti per la distribuzione in tutta Europa". Gli indecisi, dunque, dovranno rimandare la somministrazione almeno fino al prossimo mese. Ad ora, gli over 50 - che sono sottoposti ad obbligo vaccinale - che ancora non hanno ricevuto alcuna dose sono circa 1,5 milioni. In ogni caso, precisano i tecnici del ministero, i ritardi nelle consegne del nuovo farmaco non stanno ostacolando la gestione della campagna vaccinale.

Il nuovo vaccino, sviluppato dalla statunitense Novavax, è un vaccino diverso dagli altri poichè non è a Rna messaggero; non introduce cioè acido nucleico. Una novità nella lotta al Covid, anche se la tecnologia è già ampiamente utilizzata in campo medico. Secondo gli studi clinici condotti sul vaccino Novavax, una doppia dose è in grado di fornire una protezione del 90% contro la malattia. Le dosi in arrivo nelle prossime settimane saranno utilizzate per le prime iniezioni e saranno riservate a chi ha più di 18 anni. Il primo lotto dovrebbe essere di tre milioni di dosi. Le Regioni, nel frattempo, si stanno organizzando in vista delle nuove somministrazioni.

Un processo più semplice rispetto a quello necessario per gli altri farmaci, poiché il nuovo siero non richiede particolari precauzioni per gestirne la conservazione e dunque non è necessario predisporre una catena del freddo che garantisca bassissime temperature.

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