Salute

Due anni di pandemia hanno devastato la salute degli italiani. I dati in uno studio

È desolante il rapporto sulla salute degli italiani dopo due anni di pandemia. Poco accesso alle cure e un aumento esponenziale del peso corporeo. Inoltre sono aumentati anche i fumatori e chi fa uso di alcol e antidepressivi

Foto Pixabay
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Fumatori, sovrappeso, stanchi e dediti al fumo e all'alcol. Questa è la panoramica della salute degli italiani dopo due anni di pandemia, nel XIX Rapporto Osservasalute 2021, curato dall'Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane, che opera nell'ambito di Vihtaly, spin off dell'Università Cattolica, presso il campus di Roma. Nelle 655 pagine, frutto del lavoro di 240 ricercatori in tutto il territorio nazionale, il quadro osservato è a dir poco preoccupante.

"L'emergenza Covid-19 ha avuto un impatto molto forte sulle strutture sanitarie. Il rischio del contagio, il rinvio delle attività chirurgiche programmate e di quelle ambulatoriali, la riorganizzazione delle strutture di assistenza e la riallocazione del personale, nonché l’assorbimento pressoché totale delle risorse territoriali nella lotta alla pandemia hanno determinato una riduzione della presa in carico e della continuità assistenziale per i pazienti con patologie acute e croniche, con conseguenze in termini di salute ancora poco conosciute e quantificabili, ma i cui effetti si paleseranno sulla società e sui servizi sanitari probabilmente nei prossimi anni". Si legge nel rapporto.

Il “peso” della bilancia

Parlando di cibo, la pandemia ha anche cambiato sostanzialmente la "bilancia" degli italiani che durante il lockdown, anche se non c'era bisogno di uno studio per capirlo, hanno mangiato di più. Troppo. Nel 2020 il 36,1% della popolazione adulta risulta in sovrappeso, più di uno su 10 è obeso (11,5%). Complessivamente, il 47,6% degli 'over 18' ha chili di troppo.

Lo dice anche l'Istat con un'indagine nel mese di aprile 2020 e nel periodo dicembre 2020-gennaio 2021, nel primo lockdown. Il 38,5% ha modificato le proprie abitudini alimentari, quota che scende al 21,5% durante la fase II (dicembre 2020-gennaio 2021). Tra i cambiamenti a tavola, il più frequente è l'aumento nelle quantità di cibo. Un quarto della popolazione 'over 18' riferisce di aver mangiato di più durante il primo lockdown (25%), con quote particolarmente elevate tra i più giovani (39,5% tra i ragazzi di età 18-24 anni).

Nella fase II, la percentuale delle 'buone forchette' si dimezza (12,5%) e le differenze per età diminuiscono, ma rimane più elevata la percentuale di giovani di età 18-24 anni (18,5%). A fronte di questo aumento calorico, si è invece quasi dimezzata l'attività fisica. Nel 2020 la praticava poco più di un italiano su tre sopra i 3 anni di vita, il 36,6% della popolazione, pari a circa 21 milioni 396 mila persone.

Strutture sanitarie inaccessibili

I dati parlano chiaro, le visite specialistiche si sono ridotte drasticamente. Se nel 2019 sono state erogate circa 26 milioni e 600mila prime visite, nel corso del 2020, le prime visite sono diminuite di circa un terzo, ammontando a circa 17 milioni e 700mila. Sempre nel 2019, sono state erogate circa 32 milioni e 700mila visite di controllo. Nel 2020, anche le visite di controllo sono diminuite di circa un terzo, ammontando a circa 22 milioni e 500mila. Si sono ridotti gli interventi programmati strategici per la prevenzione e il contrasto della mortalità evitabile. Un esempio per tutti, l'intervento di bypass coronarico: nel 2020, un valore pari a 76,6 per 100.000, in diminuzione rispetto al 2019 (100,9 per 100.000).

Alcol, fumo e salute mentale

Dal 2019 al 2020 si è assistito inoltre ad un aumento dei consumi di alcolici pari al +6,5% per i maschi e al +5,6% per le femmine. Per quanto riguarda il fumo, durante il lockdown sono diminuiti i fumatori di sigarette tradizionali, ma sono aumentati i consumatori di tabacco riscaldato e sigaretta elettronica. (Nel 2020, il 2,5% della popolazione di età pari o superiore ai 18 anni dichiara di utilizzare la sigaretta elettronica. ndr). Alto anche il numero di chi li ha provati per la prima volta proprio durante il lockdown. Tra i fumatori di sigarette tradizionali chi non è riuscito a smettere, ha invece aumentato il numero di sigarette fumate.

In ultimo, ma non certo per gravità, la salute mentale. Si è visto che nel 2020 il consumo di antidepressivi è aumentato in tutte le regioni rispetto al 2019, con il più alto incremento in Umbria, e il più basso a Bolzano. Fortunatamente, rispetto al contesto europeo, l'Italia mostra prevalenze inferiori alla media riguardo la presenza di sintomi depressivi: la stima è pari al 4,2% contro il 7,0% di media dell'UE per le persone di età 15 anni ed oltre, e tra gli adulti (15-64 anni) il divario è anche superiore (3,0% vs 6,4%). Tassi elevati si riscontrano in Francia, Svezia e Germania (rispettivamente, 10,8%, 10,5% e 9,4%) e i più bassi, al di sotto del 3%, in Grecia e Cipro.

Le previsioni di Walter Ricciardi

"Vedremo solo con il tempo" commenta il professor Walter Ricciardi, direttore di Osservasalute e consigliere del ministro della Salute per l’emergenza da coronavirus. "Gli effetti dello tsunami Covid-19 sulla salute degli italiani e sull'equilibrio del sistema sanitario. Senza considerare il profondo impatto che sta avendo e avrà sempre di più in futuro il long-Covid, che colpisce una cospicua quota di guariti, con sintomi persistenti che richiedono di essere monitorati e gestiti.

La buona notizia è che gli ultimi dati disponibili mostrano l'Italia prima in Europa con il più basso tasso di mortalità evitabile, ma resta comunque da vedere se l'impatto che il Covid ha avuto su salute e comportamenti degli italiani e su efficacia di prevenzione e cura del sistema sanitario ci consentirà di mantenere questo primato per gli anni a venire".

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