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Ecco perchè allenarsi riduce il rischio di morte

Allenarsi regolarmente con i pesi, abbinando gli esercizi a un'attività aerobica costante, riduce il rischio di morte per tutte le malattie, tranne il cancro

Ecco perchè allenarsi riduce il rischio di morte

Fare regolarmente esercizio con i pesi è legato a un minor rischio di morte per qualsiasi causa, con la sola eccezione del cancro, secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Sports Medicine.

Le attuali linee guida sull'attività fisica per tutti gli adulti raccomandano almeno 150 minuti settimanali di attività aerobica di intensità moderata, o un minimo di 75 minuti di attività aerobica di intensità vigorosa, o una combinazione uguale delle due.

“È suggerito a tutti gli adulti un lavoro sui principali gruppi muscolari. Tuttavia, mentre l'esercizio aerobico è ormai associato a un minor rischio di morte, non era chiaro se allenarsi con i pesi potesse avere effetti simili” ha spiegato Jessica Gorzelitz, del National Cancer Institute, Rockville, Stati Uniti, prima autrice del lavoro.

Lo studio

Per meglio chiarire, i ricercatori hanno valutato separatamente e congiuntamente il potenziale impatto dell'esercizio con i pesi e delle attività aerobiche sul rischio di morte tra gli anziani. I ricercatori hanno chiesto a 104.002 individui se si fossero allenati con i pesi nell'ultimo anno e, in caso affermativo, con quale frequenza lo avessero fatto. Sono stati inoltre generati quattro gruppi di attività in base ai minuti settimanali totali di attività aerobica, fra intensa e moderata.

Complessivamente, sono state incluse nell'analisi finale le risposte di 99.713 persone, di cui 28.477 sono morte in una media di nove anni e mezzo di monitoraggio. Quasi un intervistato su quattro (23%) ha riferito di fare qualche attività di sollevamento pesi, e il 16% ha affermato di essersi allenato regolarmente con i pesi da una a sei volte a settimana. Quasi un terzo (32%) era sufficientemente attivo dal punto di vista aerobico, soddisfacendo (24%) o superando (8%) le linee guida.

Ebbene, l'analisi dei dati ha mostrato che l'esercizio fisico con i pesi e l’attività aerobica da moderata a intensa erano entrambi associati indipendentemente a un minor rischio di morte per qualsiasi causa, così come per malattie cardiovascolari, ma non per cancro. Complessivamente, allenarsi con i pesi in assenza di attività aerobica era associato a un rischio di morte inferiore del 9-22%. Inoltre, tra coloro che non si esercitavano con i pesi, l’esercizio aerobico era associato a un rischio di morte inferiore del 24-34% per qualsiasi causa, rispetto a coloro che non riferivano di fare alcun tipo di esercizio. Ma il rischio più basso di morte è stato riscontrato tra coloro che hanno affermato di aver svolto entrambi i tipi di attività fisica, arrivando a una riduzione del rischio del 41-47%.

L’invito dell’Oms a muoversi

Tuttavia, e non solo a causa della pandemia, nei Paesi occidentali sono più numerosi i sedentari. L’Oms prevede che entro il 2023 quasi 500 milioni di persone si ammaleranno, con costi che sfioreranno i 300 miliardi di dollari, pari a 27 miliardi all'anno, se i governi non metteranno in campo misure urgenti per incoraggiare i cittadini a cambiare vita. L’Organizzazione mondiale della sanità ha stilato un rapporto sull'impatto dell'inattività fisica in termini di salute globale.

In base ai dati raccolti in 194 Paesi l'Oms rileva progressi lenti e politiche insufficienti a prevenire le conseguenze mediche della 'pigrizia cronica' e il loro carico su "sistemi sanitari già sopraffatti". Ecco perché mezzo miliardo di cittadini del pianeta sarà a rischio di contrarre patologie cardiache, obesità, diabete e altre malattie non trasmissibili.

Meno della metà delle nazioni analizzate - emerge dal report - si è dotata di un piano nazionale sull'attività fisica, che dove esiste è operativo in meno del 40% dei casi e nel 28% risulta non finanziato o non attuato. Solo il 30% dei Paesi ha definito linee guida nazionali sull'esercizio fisico per tutte le fasce d'età. Mentre quasi tutti riferiscono di avere attivato un sistema per il monitoraggio dell'attività fisica negli adulti, il 75% degli Stati monitora l'attività fisica tra gli adolescenti e meno del 30% quella nei bimbi minori di 5 anni. Ancora, poco più del 40% delle nazioni dispone di standard di progettazione stradale pensati per rendere più sicuri gli spostamenti a piedi e in bicicletta. Un quadro peggiorato dalla pandemia di Covid-19, che non solo ha bloccato le iniziative di promozione dello sport - spiega l'Oms - ma ne ha anche influenzato l'attuazione, amplificando le disuguaglianze nell'accesso all'esercizio fisico.

Con l'obiettivo di aiutare le nazioni in questo compito, il Piano d'azione globale Oms sull'attività fisica 2018-2030 (Gappa) definisce 20 raccomandazioni comprese politiche per strade più sicure, per incoraggiare gli spostamenti a piedi o in bicicletta, per fornire più programmi e opportunità di sport in contesti chiave come i servizi per l'infanzia, le scuole, l'assistenza sanitaria di base e il lavoro.

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