Coronavirus

Vaccini a mRNA Covid, perché non bisogna saltare la seconda dose

Il motivo dell'importanza della seconda somministrazione è stato portato alla luce dagli scienziati della Standford University School of Medicine

Ecco perché non si deve saltare la seconda dose dei vaccini a mRNA

I ricercatori della Standford University School of Medicine hanno scoperto che la seconda dose dei vaccini a mRNA contro il Covid genera un forte impulso in una parte del sistema immunitario e, di conseguenza, fornisce un'ampia protezione antivirale. Lo studio, pubblicato su "Nature", supporta l'idea che la seconda dose non deve essere assolutamente saltata.

In particolare, la ricerca in questione è stata messa a punto per scoprire quali sono gli effetti del vaccino Pfizer sui numerosi componenti della risposta immunitaria. «Nonostante la loro eccezionale efficacia - afferma Bali Pulendran, professore di patologia, microbiologia e immunologia -si sa poco su come funzionano esattamente i vaccini a RNA. Così abbiamo sondato la risposta immunitaria indotta da uno di loro nei minimi dettagli».

Questa è la prima volta che i vaccini a mRNA vengono somministrati agli esseri umani. Secondo recenti indagini, essi offrono una protezione del 95%. Tradizionalmente, la principale base immunologica per l'approvazione di nuovi vaccini è rappresentata dalla loro capacità di indurre anticorpi neutralizzanti. Si tratta di proteine individualizzate, create da cellule immunitaria note come cellule B, che possono attaccarsi a un virus e impedirgli di infettare le cellule. Nonostante gli anticorpi siano facili da misurare, da soli non riescono a riflettere a pieno la complessità del sistema immunitario e il potenziale raggio di protezione nei confronti dello stesso.

Puledran e i suoi colleghi hanno valutato l'andamento di tutti i tipi di cellule immunitarie influenzate dai vaccini a mRNA, soprattutto quello delle cellule T. Queste non si attaccano alle particelle virali come fanno gli anticorpi, ma sondano i tessuti dell'organismo alla ricerca e alla distruzione di cellule che portano segni rivelatori di infezioni virali. I vaccini a mRNA funzionano in maniera diversa dai classici vaccini composti da agenti patogeni vivi o morti. Pfizer e Moderna contengono, invece, ricette genetiche per la produzione della proteina spike che SARS-CoV-2 usa per attaccarsi alle cellule che infetta.

Per lo studio sono stati selezionati 56 volontari sani a cui sono stati prelevati campioni di sangue prima e dopo la seconda dose. Gli scienziati hanno scoperto che la prima dose aumentava i livelli di anticorpi specifici per SARS-CoV-2 come previsto, ma non tanto quanto la seconda dose. Quest'ultima, infatti, ha stimolato un aumento multiplo dei livelli di anticorpi con conseguente straordinaria risposta delle cellule T. In particolare la seconda dose ha generato la massiccia mobilitazione di un gruppo appena scoperto di cellule di primo intervento, normalmente scarse e quiescenti.

Esse, un piccolo sottoinsieme di cellule chiamate monociti, si attivano solo in parte in risposta a un'infezione di Covid. Tuttavia, dopo la seconda dose con Pfizer il loro numero è aumentato di 100 volte, fino a rappresentare lo 0,01% di tutte le cellule del sangue circolanti prima della vaccinazione. Inoltre la loro disposizione è diventata meno infiammatoria, ma più intensamente antivirale.

Secondo Puledran è possibile che queste cellule siano in grado di dar vita ad un'azione di contenimento non solo contro SARS-CoV-2, ma anche contro altri virus.

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