Coronavirus

Gli italiani dopo il lockdown? Ipocondriaci

Una ricerca ha fotografato una realtà ben precisa: chi soffre di ipocondria teme costantemente di essere affetto da qualche grave patologia e ora è spaventato e disorientato

Gli italiani dopo il lockdown? Ipocondriaci

Si crede che in Italia colpisca l'1-5% della popolazione, tuttavia i dati sono vaghi e sottostimati. Ne sono interessati donne e uomini senza distinzione di sesso, soprattutto adulti. Non è raro, tuttavia, riscontrarla anche nei giovani. L'ipocondria (dal greco 'hyphokhóndria' ovvero ipocondrio, regione nella quale si riteneva avesse sede la malinconia) è un disturbo psichico caratterizzato dalla preoccupazione ossessiva e infondata di essere malati. Chi ne è affetto è dilaniato dalla paura di avere una disfunzione organica e nemmeno i numerosi esami medici effettuati (anche i più specifici) riescono a debellare questo timore. Le preoccupazioni sono così intense da condizionare pesantemente la vita di tutti i giorni. Considerate le sue manifestazioni, la fobia rientra a tutti gli effetti nei disturbi d'ansia.

Nonostante non si conoscano le cause dell'ipocondria, si ritiene che un ruolo essenziale nella sua patogenesi sia svolto dalla personalità del soggetto, dall'educazione impartitagli e dalle sue esperienze di vita. Vari sono poi i fattori di rischio. Innanzitutto l'avere sofferto, durante l'adolescenza, di una malattia grave che ha lasciato cicatrici nella psiche. Occhi puntati anche sulla conoscenza di soggetti (parenti e non) con serie patologie e sulla morte di una persona cara. Un ragazzino trascurato dai genitori potrà divenire un adulto ipocondriaco. Da non sottovalutare, infine, il sentirsi inspiegabilmente vulnerabili a qualsiasi problematica di salute, il soffrire di un disturbo d'ansia e l'essere convinti che lo stare bene significhi non accusare alcun malessere fisico.

Molte sono le modalità con cui l'ipocondria si manifesta. La convinzione errata di essere malato, spinge l'individuo a prenotare continuamente visite mediche, esami diagnostici, a contattare più specialisti, a parlare sempre dei propri fantomatici disturbi e a misurarsi con costanza i parametri vitali (polso e pressione arteriosa). L'ipocondriaco consulta siti, enciclopedie mediche e mette in atto una serie di comportamenti che dall'esterno appaiono assurdi, come cambiare frequentemente medico o chiamare quello di base a notte fonda e mantenersi nelle vicinanze di un ospedale, così da poterlo raggiungere subito. Altri sintomi della mania includono: angoscia, allucinazioni, somatizzazioni varie, fobia sociale e disturbi dell'umore.

Se non è possibile dimostrare che l'emergenza Coronavirus abbia migliorato l'approccio all'esistenza, si può sicuramente affermare che ha lasciato in eredità agli italiani un penoso senso di smarrimento e di paura. Secondo una ricerca condotta da Dottori.it su oltre 1.500 partecipanti, più di un soggetto è stato soffocato dall'ipocondria nei giorni in cui il numero dei nuovi contagiati cresceva a ritmo sostenuto. Il 52% degli intervistati ha dichiarato di aver fatto molte rinunce (sport, grandi pulizie) per timore di farsi male anche all'interno della propria abitazione. In particolare tali atteggiamenti sono stati adottati per il 56% da giovani con un'età compresa fra i 18 e i 30 anni e solo per il 44% da individui con più di 65 anni. Non solo più angosciati, ma anche maggiormente sensibili a cogliere sensazioni di malessere. Basti pensare, ad esempio, che il 40% dei giovani utenti ha accusato più disturbi di salute rispetto al periodo precedente al lockdown.

Capitolo a parte meritano le fake news. In un contesto di emergenza sanitaria, la lotta alla diffusione di comunicazioni finte e pericolose per la salute di tutti è risultata ancora più determinante. Il sondaggio ha fotografato una realtà ben precisa. Gli italiani sembrerebbero aver compreso l'importanza delle fonti, tanto che 6 rispondenti su 10 hanno dichiarato di aver letto solo notizie date da testate giornalistiche ufficiali e riconosciute. Solo 2 partecipanti su 10 hanno scelto internet e le informazioni fornite dai vari motori di ricerca.

Tra questi, a sorpresa, il 30% ha più di 65 anni.

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