Salute

Nella epatite C è elevato il rischio di reinfezioni

Luisa Romagnoni

È una lotta infinita, quella contro l'epatite C (Hcv). I trattamenti efficaci ora ci sono, ma paradossalmente, potrebbero aprire a scenari futuri preoccupanti: persone colpite dall'infezione, trattate e guarite, hanno replicato comportamenti a rischio, reinfettandosi, contando sul fatto di avere oggi a disposizione una terapia antivirale altamente potente per la cura della malattia. A sottolineare il fenomeno è Rafael Esteban Mur, dell'Hospital universitario Valle Hebron and Ciberehd dell'Instituto Carlos III di Barcellona, nel corso del suo intervento all'Expert meeting on the management of patients with Hcv infection, tenutosi di recente a Baveno, sul lago Maggiore. «Nonostante gli straordinari avanzamenti terapeutici, ottenuti negli ultimi anni, quello che emerge è che alla fine i problemi non si risolvono mai», commenta Savino Bruno, professore straordinario di medicina interna all'Humanitas university nedicine di Rozzano e chairman del meeting. «L'intervento dell'esperto spagnolo Esteban Mur, ha sottolineato come fra tossicodipendenti (persons who inject drugs) e uomini che fanno sesso con gli uomini, siano stati riferiti casi di reinfezioni collegati alla consapevolezza di avere a disposizione una terapia curativa efficace». Dati di una metanalisi, condotta su oltre 9mila pazienti, rivelano che nell'arco di cinque anni il tasso di reinfezione da Hcv si attesta al 15 per cento in pazienti co-infetti da Hiv (il virus dell'aids) e al 10 per cento in chi fa uso di droghe. Si stima inoltre che tra 10 anni il 94 per cento delle infezioni, sarà attribuibile a individui ad alto rischio di contagio, mentre nel 2015 pratiche sessuali non protette e tossicodipendenza hanno contribuito per più di un terzo all'incidenza delle infezioni. Parecchi altri temi sono stati al centro dell'attenzione al convegno. Fra questi il trattamento delle special populations (i pazienti con insufficienza renale, con malattia avanzata e i pazienti con infezione G3), il rapporto costo-beneficio delle terapie, il trattamento dei non rispondenti, delle comorbidità e l'arrivo di antivirali ad azione diretta.

«Si attendono molecole più potenti ed effocaci», precisa il professor Bruno.

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