L'esperto: "Ecco come si usa la pasticca anti-nucleare"

La guerra in Ucraina diffonde in Europa il panico nucleare ed è caccia all'accaparramento di pillole allo iodio. Gli esperti spiegano i rischi e come l'Italia è pronta a un'emergenza nucleare

L'esperto: "Ecco come si usa la pasticca anti-nucleare"

Come spesso accade la paura sociale genera psicosi da accaparramento. In genere si tratta di viveri e tutti ricordiamo il nostro carrello che vagava tra gli scaffali vuoti del reparto pasta e farina allo scoccare della pandemia. Oggi, conseguenza della guerra e delle minacce nucleari russe, si è sviluppata l’incetta alla pillola anti-radiazioni allo iodio che rischia di creare problemi ben più gravi dell’innalzamento glicemico. Dopo le prime notizie dal Belgio, che una settimana fa ha iniziato a distribuire ioduro di potassio a botta di 30 mila confezioni al giorno, la notizia è rimbalzata sul selvaggio mondo del web colpendo anche le farmacie italiane, specie nel nord-ovest, probabilmente più sensibile al tema nucleare per la diretta vicinanza di centrali nucleari oltreconfine. È nata una balzana idea che le pastigliette di ioduro di potassio possano addirittura proteggerci da qualcosa che non si è ancora verificato. A stroncare il diffondersi di questa più dannosa che inutile opinione ci ha pensato subito l’Istituto Superiore della Sanità (ISS): ne parla il dottor Francesco Bochicchio direttore del Centro nazionale protezione dalle radiazioni dell'ISS.

Europa e l’Italia sono dotate di un piano di monitoraggio e risposta contro le emissioni nucleari?

Esistono reti di monitoraggio della radioattività in grado di individuare le emissioni come successe a Chernobyl nel 1986 quando l’innalzamento dei valori fu segnalato dai colleghi finlandesi obbligando l’URSS a confermare l’incidente. Ci sono anche piani di emergenza nazionali che prevedono stretti livelli di raccordo internazionale. L’Italia agisce sia a livello nazionale che locale e proprio in questi giorni si sta completando l’iter per varare il nuovo piano di emergenza nucleare coordinato dalla protezione civile.

Come avvengono le informazioni alla popolazione in caso di emergenza nucleare?

Va premesso che una eventuale crisi nucleare non può essere paragonata a all'ultima emergenza pandemica il cui fattore di imponderabilità era elevato. Malauguratamente, le esperienze precedenti sulle esposizioni nucleari ci hanno fornito elementi sufficienti per offrire una risposta immediata e coerente. Oggi i piani di emergenza sono strutturati soprattutto per rispondere in caso di incidenti e per controllare le nubi tossiche o radioattive seguendo le variabili metereologiche ed atmosferiche. È prevista l’immediata informazione alla popolazione che, secondo la normativa europea, viene attuata sia a carattere preventivo che emergente per ridurre le esposizioni e offrire informazioni puntuali sugli spostamenti della nube.

Cosa prevede il piano?

Si richiamano i comportamenti da seguire per ridurre le esposizioni e si offrono informazioni ora per ora sul passaggio della nube radioattiva. Tutto dipende ovviamente dalla distanza della fonte (che decade dai 100km di distanza), dall’entità e dalla durata, ma le prescrizioni vanno dal rimanere chiusi in casa con le finestre chiuse alla limitazione nel consumo di alcuni alimenti in particolare quelli che assorbono più facilmente le radiazioni come le verdure a foglia larga che furono vietate durante il passaggio della nube di Chernobyl. Segue poi il monitoraggio del suolo e delle falde idriche.

Tra le indicazioni c'è la somministrazione di ioduro di potassio?

La somministrazione di elevate dosi di iodio 'buono' per bloccare l’assorbimento di iodio radioattivo nella tiroide è una profilassi prevista da tempo negli incidenti nucleari e utilizzata con buoni risultati a Chernobyl e a Fukushima. Non ha alcun effetto sul resto dell’organismo che rimane scoperto ai rischi di esposizione, ma protegge la tiroide da conseguenze tragiche. Per intenderci, si inseriscono nell'organismo quantitativi di iodio mille volte più elevati del fabbisogno giornaliero dove i rischi di effetti avversi hanno un senso solo di fronte a un effettivo emergenza. Inoltre l'effetto del farmaco decade entro 24/48 ore quindi è un trattamento da compiersi solo al momento dell'esposizione nucleare. In caso contrario non ha senso nè rifornirsi nè usarle.

In caso di emergenza come si assume?

Le pastiglie di iodio vengono distribuite dagli organismi competenti allo scattare della situazione di emergenza. Se ne prende una al giorno finchè non decade lo stato di emergenza. Ognuno avrà un dosaggio specifico in base all’età e alla propria situazione di salute. I piani di somministrazione alla popolazione sono già previsti e sono già state fatte esercitazioni di distribuzione.

Oggi l'asticella d'allarme a che livello è?

Attualmente non risulta una situazione di rischio, tanto meno che giustifichi un accaparramento.

Ciò non significa che le autorità coinvolte su eventuali effetti di un incidente o di una esplosione nucleare non siano già attivate. L’Italia ha stoccato da tempo il quantitativo di iodio necessario alla popolazione ed è assurdo, se non insensato, mettere a rischio un sistema per farne inutile incetta, anche se in buona fede.

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