Salute

Trapianti in alto mare Donazioni insufficienti

Nonostante i centri italiani siano sempre un'eccellenza

di Luigi Cucchi

Trapianti di organo, molto è stato fatto, ma il divario tra realtà e necessità è ancora grande. Se si chiudessero le liste d'attesa per il trapianto, occorrerebbero tra i 2 e 3 anni per intervenire su tutti i pazienti in attesa. Le donazioni sono insufficienti per colmare la domanda di organi degli italiani che ne hanno bisogno. Nel 2015 i trapianti d'organo sono stati 3.326, in leggero aumento rispetto all'anno precedente, ma sono ancora troppo pochi. Il loro numero è pressoché costante da 10 anni. Abbiamo i professionisti e la rete organizzativa, ma una forte resistenza nelle donazioni da vivente e un gap nei donatori a cuore fermo che deve essere colmato.

Siamo, per i trapianti, tra le eccellenze europee, i nostri centri hanno dimostrato di ottenere grandi risultati e non si fanno più viaggi della speranza in Francia e i nostri bambini non vanno più a Pittsburgh.

In Italia i pazienti in lista d'attesa, al 31 dicembre del 2015, erano 9.070. La maggior parte di questi è in lista di attesa per ricevere un trapianto di rene (6.765) e rispetto agli altri organi, al paziente è offerta la possibilità di iscriversi in più liste d'attesa. Mentre sono 1.072 i pazienti iscritti in lista per il fegato, 731 per il cuore e 383 per il polmone. Nel 2015, dati definitivi al 31 dicembre, 3.326 pazienti sono stati trapiantati a fronte dei 9.070 in lista: solo il 37%. Oggi, il tempo d'attesa medio per un trapianto è di 3,1 anni per un rene, 2 anni per un fegato, 2,8 anni per un cuore, 2,3 anni per un polmone e 3,2 anni per un pancreas. La mortalità complessiva, annua, dei pazienti in lista d'attesa è del 4,4%.

«Per la qualità dei centri e per la qualità dei trapianti (misurabile in termini di risultati, sopravvivenza dei pazienti e qualità di vita post intervento) l'Italia può considerarsi soddisfatta spiega Franco Citterio, presidente della Società italiana trapianti d'organo (Sito), attualmente in carica sino alla fine dell'anno e presidente della Fondazione italiana per la promozione trapianti d'organo ma sono ancora troppo pochi gli interventi effettuati. Ancora moltissimo si deve fare per la donazione da vivente che incontra moltissime resistenze. Basti guardare il divario numerico nel 2015 che c'è nel trapianto di rene da donatore vivente in Italia (301) e quelli (1.075) eseguiti nel Regno Unito, Paese con il numero di abitanti vicino al nostro. Quella delle donazioni è una spina nel fianco nel sistema italiano dei trapianti: per questo dobbiamo fare più educazione, più cultura della donazione a 360 gradi, solo così l'Italia potrà crescere. Stare uno o due anni in lista d'attesa è un problema enorme perché il quadro clinico del paziente spesso si aggrava. Dobbiamo fare il possibile perché questo tempo si riduca al minimo».

I trapianti da donatore a cuore fermo nel nostro Paese stanno iniziando solo adesso, in Olanda e in altre nazioni si fanno ormai da anni. In Italia l'accertamento della morte con criteri cardiaci prevede che, prima di poter dichiarare il decesso e quindi prelevare gli organi, per almeno 20 minuti non ci sia attività cardiaca e circolo. Fino a oggi nel nostro Paese si è pensato che quel limite di 20 minuti fissato dal legislatore rappresentasse un punto di non ritorno. Oggi abbiamo capito che possiamo rigenerare gli organi e gestire diversamente il potenziale donatore grazie alla circolazione extracorporea.

La strada è ancora lunga.

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