Salute

Traumi spinali, un farmaco sperimentale ripara i nervi

I risultati dello studio condotto dagli scienziati dell'Università di Birmingham, anche se sono preliminari, fanno ben sperare

Traumi spinali, un farmaco sperimentale ripara i nervi

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno se ne diagnosticano circa 40-80 casi. Stiamo parlando dei traumi spinali, ovvero lesioni della colonna vertebrale che possono arrecare un danno al midollo spinale, provocando così disabilità permanente o addirittura la morte del paziente. Più precisamente il danneggiamento del midollo spinale, che prende il nome di "lesione midollare", si caratterizza per l'interruzione delle fibre ascendenti e discendenti, con conseguenti alterazioni del sistema nervoso autonomo, delle funzioni motorie e di quelle sensoriali. Nella maggior parte dei casi (60%) i traumi spinali sono una conseguenza di incidenti stradali. Sotto la lente di ingrandimento, altresì, le cadute, gli atti di violenza, gli infortuni durante l'attività fisica e sul luogo del lavoro.

Gli scienziati dell'Università di Birmingham, guidati da Zubair Ahmed e da Richard Tuxworth, hanno scoperto che un farmaco sperimentale, AZD1930, potrebbe favorire la rimozione dei nervi danneggiati in seguito a un trauma spinale. Lo studio, condotto utilizzando modelli animali, è stato pubblicato sulla rivista Clinical and Translational Medicine. I traumi spinali sono delle vere e proprie emergenze mediche. Le manifestazioni variano a seconda del punto in cui è localizzata la lesione. Tipicamente si possono accusare sintomi motori (paralisi spastica o flaccida), sintomi vescicali (vescica neurologica, perdita del tono dei muscoli addominali e dello sfintere anale) e sintomi della sensibilità (dolore, parestesie).

I ricercatori hanno dimostrato che la cura a base di AZD1930 in seguito a una lesione midollare può sopprimere in maniera significativa una proteina che inibisce la rigenerazione dei nervi. Attualmente il farmaco viene valutato da AstraZeneca per il trattamento delle masse tumorali. Esso, infatti, potrebbe bloccare la segnalazione ATM-dipendente e la riparazione delle rotture del doppio filamento del DNA (DSB). Ciò sensibilizzerebbe le cellule neoplastiche alla terapia radiante. Secondo il team, AZ1930, che si assume per via orale, potrebbe trattare in maniera efficace differenti patologie. I risultati dell'analisi sono preliminari, tuttavia fanno ben sperare.

Anche perché, a detta detta degli studiosi, l'utilizzo di molecole già esistenti consente un più rapido raggiungimento della fase di sperimentazione rispetto alla formulazione di composti ex-novo.

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