Salute

Trombosi venosa profonda, se diagnosticata si può curare

I mezzi per riconoscerla e intervenire con tempismo Vein Center è un'eccellenza dell'ospedale San Raffaele

Riccardo Cervelli

Una patologia molto seria, ma spesso asintomatica e, quindi, sottodiagnosticata. Parliamo della malattia tromboembolica venosa, le cui manifestazioni più evidenti sono la trombosi venosa profonda (TVP) e l'embolia polmonare. Complesso il quadro clinico della trombosi venosa profonda, che è asintomatica nel 50%. Per la restante metà dei casi, i sintomi della TVP possono essere banali: dolori nel polpaccio, gonfiore a piedi e caviglie, rossore o scolorimento della pelle, calore localizzato. Più chiari e riconoscibili, invece, gli indizi di un'embolia polmonare che nella maggior parte dei casi è una complicanza della TVP: sensazioni di affanno, respirazione accelerata, dolore acuto al torace, aumento della frequenza cardiaca, leggero stordimento.

«Il sangue venoso - spiega il dottor Domenico Baccellieri, coordinatore Vein Center dell'Unità di Chirurgia Vascolare dell'Ospedale San Raffaele di Milano, diretta dal professor Roberto Chiesa - risale dalle gambe al cuore destro. Da qui viene pompato nel polmoni, che agiscono anche da filtri. Se sono presenti emboli, ossia frammenti di trombi, il sangue si ferma nei polmoni». Le cause della trombosi venosa profonda sono molteplici e possono consistere in fattori non congeniti (come alcune patologie, traumi, assunzione della pillola anticoncezionale: ragioni per le quali la TVP può colpire anche i giovani) o congeniti, come la sindrome di May Thurner, una compressione della vena iliaca comune di sinistra all'interno del bacino. Questa condizione, rilevabile con eco color doppler, può portare a un rallentamento del deflusso del sangue verso la parte superiore del corpo, e, quindi, all'insorgere di una TVP.

È quello che è accaduto alla signora Federica Fedele. «Tutto è iniziato nel luglio 2017 - ci racconta - dopo essere stata al concerto modenese della mia rockstar più amata: Vasco Rossi. Avevo 38 anni. Mi avevano regalato un biglietto per assistere allo spettacolo dietro le transenne. Così sono stata per molte ore in piedi e al caldo. Calore, disidratazione (nonostante avessi portato dell'acqua), postura eretta, utilizzo della pillola anticoncezionale e la sindrome May Thurner - mai diagnosticata - hanno provocato una crisi trombotica acuta e un'embolia polmonare».

Alla signora Fedele, la diagnosi di May Thurner è stata effettuata, a un anno dal manifestarsi della TVP, dal dottor Baccellieri presso il Vein Center dell'Ospedale San Raffaele «Un centro - ci spiega - dove diagnostichiamo e trattiamo tutti i problemi vascolari venosi, avvalendoci anche della collaborazione multidisciplinare di colleghi gastroenterologi, ginecologi, neurologi e di altre specializzazioni».

Il primo intervento del dottor Baccellieri nei confronti della paziente è stato l'inserimento di uno stent nella vena iliaca esterna al fine di rimuovere l'ostruzione. Un secondo intervento, analogo, ha riguardato la vena iliaca comune sinistra. Per queste procedure, Boston Scientific ha sviluppato Vici, uno stent venoso dedicato che coniuga flessibilità e robustezza. «Attraverso l'impianto dello stent ricorda il dottor Baccellieri - possiamo cambiare la vita dei pazienti, soprattutto quelli giovani, che possono finalmente liberarsi delle calze elastiche e tornare a fare sport e, più in generale, a condurre una vita normale». E il pieno recupero delle attività quotidiane e di una vita serena da parte di Federica Fedele ne è la testimonianza. L'ideale, comunque, è diagnosticare la TVP a pochi giorni dalla sua insorgenza e arrivare, laddove non sia sufficiente la terapia anticoagulante di medio-lungo periodo, ad aspirare i trombi. Per quest'ultima procedura, sempre Boston Scientific dispone del sistema di trombectomia AngioJet.

«Questo tipo di sistema - spiega il chirurgo vascolare del San Raffaele - è finalizzato a rimuovere i trombi di recente insorgenza e in fase acuta in vari distretti periferici (arteriosi, venosi e polmonari), nelle arterie coronarie native e nei bypass coronarici». AngioJet è l'unico dispositivo che consente anche la trombectomia farmaco-meccanico periferica, in grado, cioè, di effettuare una preliminare infusione di trombolitico direttamente nel trombo, prima di procedere con l'aspirazione meccanica.

Se oggi le tecnologie e le competenze per effettuare diagnosi e terapie efficaci nell'ambito della trombosi esistono, è però necessario sensibilizzare ulteriormente i medici e creare percorsi (pathway) per supportare le diagnosi precoci e la cura in maniera selettiva ed efficace delle diverse forme di questa patologia.

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