Salute

Tumore al seno in situ, scoperta una nuova strategia terapeutica

La nuova terapia offre una speranza di cura per una forma cancerosa che, solo negli Stati Uniti, colpisce ogni anno 69mila donne

Tumore al seno in situ, scoperta una nuova strategia terapeutica

Il tumore al seno di stadio 0, noto anche come carcinoma mammario duttale in situ, è una forma neoplastica caratterizzata dalla presenza di cellule anomale all'interno dei dotti galattofori. Questi ultimi sono dei tubi che trasportano il latte materno dal tessuto ghiandolare verso il capezzolo. Ogni anno negli Stati Uniti la malattia colpisce 69mila donne che vengono così sottoposte a un intervento chirurgico di rimozione del seno e a trattamenti radioterapici, chemioterapici e ormonali. Gli scienziati del Johns Hopkins Kimmel Cancer Center, guidati dal professore Saraswati Sukumar, hanno scoperto che la somministrazione di un'immunotossina nei dotti galattofori ha eliminato tutte le lesioni precancerose visibili e invisibili. Lo studio è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.

In un primo momento i ricercatori hanno valutato gli effetti derivanti dalla soppressione di HB21 (Fv) -PE40, un'immunotossina mirata, in quattro linee cellulari di diversi sottotipi molecolari di tumore al seno. La tossina è costituita da HB21, ossia un anticorpo monoclonale che può legarsi a un bersaglio specifico. HB21 è fusa con PE40, un frammento di una tossina batterica che, arrestando la produzione di proteine nelle cellule, porta alla morte delle stesse. Dai risultati è emerso che il trattamento ha prodotto un annientamento marcato del cancro in tutte le linee cellulari. Gli studiosi hanno anche somministrato la cura a dieci topi al fine di individuare le tossine post terapia circolanti nel sangue, non trovandone però nessuna.

Successivamente HB21 (Fv) -PE40 è stata iniettata nei dotti galattofori di due modelli murini di tumore al seno duttale in situ: MCF7 e SUM225. I roditori MCF7 hanno ricevuto il trattamento una volta a settimana per tre settimane. Per fare un confronto, il team ha somministrato la cura nel corpo e veicolato l'anticorpo HB21 da solo nei dotti di alcuni animali. I topi MCF7 che ricevevano le inziezioni di tossine nel corpo presentavano una crescita tumorale più lenta. Tuttavia i carcinomi si sono ripresentati dopo la cessazione del trattamento al 26esimo giorno. Invece, nei roditori sottoposti a terapia attraverso i dotti, le neoplasie sono scomparse entro due settimane e non è stata rilevata nessuna recidiva anche dopo 61 giorni.

La cura, priva di effetti collaterali, è stata ben tollerata. Poiché il tumore al seno in situ nella maggior parte dei casi non progredisce, Sukumar consiglia l'applicazione del nuovo trattamento a lesioni più grandi. Egli afferma: «Somministrare l'immunotossina attraverso la via intraduttale rappresenta un grande vantaggio. In questo modo essa può raggiungere tutte le lesioni cancerose nell'albero duttale, eliminando anche quelle che non sono visibili in corso di imaging della mammella».

Servono ora ulteriori approfondimenti clinici.

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