Il salvagente diventa un patibolo

Giubbetto o giubbotto? Il dubbio assale viaggiando con Alitalia. Sugli Airbus 320, gli aerei di medio raggio, di fronte a ogni sedile c’è scritto: «Giubbetto salvagente sotto la propria poltrona». Sui Boieng 777, di lungo raggio, l’indicazione cambia: «Giubbotto salvagente sotto la propria poltrona». Visto che giubbetto è un diminutivo di giubba (giacca) e giubbotto un accrescitivo, viene spontaneo un quesito: più grande è l’aereo e più grande è lo strumento di salvataggio? Ovviamente non è così, è solo una svista, o, a scelta, una mancanza di standard all’interno della compagnia. Ma qual è la parola giusta? Giubbotto, ovviamente. Aiuta lo Zingarelli: «Giacchetto in tela ripieno di sughero o materiale espanso, destinato a tenere a galla un uomo che cade in acqua». Analoga la definizione del Devoto Oli e di altri dizionari.

Il giubbetto, invece, è «un elemento della divisa dello schermidore», anche nella sua versione «elettrica» «che segnala automaticamente i colpi finiti a segno». L’errore degli scrivani dell’Alitalia è ancora più bizzarro imbattendosi in un altro significato di giubbetto: «Patibolo dei condannati all’impiccagione». Un patibolo, si converrà, non è esattamente un salvagente.

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