ParigiEroe di Sesto senso, Armageddon, Lesercito delle dodici scimmie, dei vari Die Hard, Bruce Willis incontra Jonathan Mostow, regista di U-581, Terminator 3 e dellilare Hancock. Dovrebbero far scintille, anche perché Il mondo dei replicanti - ecco il titolo del loro film, che uscirà venerdì - viene da un libro a fumetti americano di successo, The Surrogates di Robert Venditti e Brett Weldele. Ma Il mondo dei replicanti non eguaglia i Matrix e The Island, né rinnova il genere. Si limita a giocar bene con le paure attuali: ossessione securitaria, deriva virtuale di rapporti umani e amorosi, velleità di eterna giovinezza grazie proprio ai «surrogati» («replicanti» nella versione italiana), macchine dalla forma umana. In un imminente futuro si vendono dunque duplicati di ognuno: telecomandati, i replicanti lavorano, mentre gli originali vivono per procura, da casa loro...
Signor Willis, lei si clonerebbe?
«Sì, a 99 anni passerei le informazioni del mio vecchio cervello al corpo di giovanotto e vivrei per secoli, giocando coi bis-bisnipoti. Vorrei anche essere più forte, sollevare unauto e scagliarla contro qualcuno...».
Nessuna remora?
«Una. Restare me stesso. Agli esordi mi comportavo da persona media. Che cretino! È già difficile restare se stessi senza doversi preoccupare di un clone. Oggi cerco di prendermi meno sul serio, di agire al meglio e di dare lesempio ai figli».
Lei è molto tecnologico?
«Uso computer e telefonino, ma non impazzisco per la tecnologia. Quasi sempre le invenzioni non migliorano la vita, arricchiscono linventore».
Un caso?
«La tv. Dovrebbe educare, invece fa vendere detersivi, cibo e giocattoli. Il progresso davvero interessante è il diffondersi dell'informazione, con siti come Facebook o Twitter».
La cosa più difficile del film?
«Tagliarlo! Mi spiace che non potesse essere più lungo. Molte scene sono state sacrificate. Il fumetto è stato semplificato per stare in unora e mezza. Neanchio vorrei vedere un film di cloni di tre ore».
Quali scene le mancano?
«Quelle di sesso, sparite in montaggio, sebbene i personaggi ne parlino. E poi la scena dei gladiatori: due cloni in lotta che si smembrano, che scoppiano e altri gladiatori che arrivano nellarena...».
Il film evoca la dittatura della bellezza...
«Hollywood è ormai un centro dalta tecnologia cosmetica. Un vero problema! Perché nessuno si piace più così comè? Mi piaccio come sono, con le rughe».
Però il suo clone non le ha!
«Il volto liscio del mio clone sullo schermo mha colpito. Non mi somiglia neppure da bambino. Non vorrei quella faccia e tanto meno quel ridicolo taglio di capelli!».
E che cosa dice del suo aspetto da primo della classe?
«Fastidioso. E il parrucchino! Voluto dal regista... Vedendo il volto digitale che mha dato, mè parsa una faccia da robot. Ma era quel che si voleva. Dunque pazienza».
A 50 anni che cosa le è riuscito meglio?
«Non prendermi sul serio. Ho tentato di fare di tutto, senza ripetermi. Ma sono attratto dallo stesso ruolo di risolutore dei problemi propri e altrui».
Poliziotto, talora del mondo...
«Sono i veri eroi. Rischiano ogni giorno di farsi ammazzare. Sono eroi, come i medici del pronto soccorso e il personale delle ambulanze».
Non è stufo di salvare il mondo?
«Infatti lascerei il posto ai giovani.
Qual è il suo salvataggio del mondo preferito?
«Quello del 97, nel Quinto elemento di Luc Besson».
Un auspicio?
«Mandi i suoi lettori a vedere il film».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.