Salvate il soldato Travaglio/2

Caro Marco Travaglio, è un po’ che non ci sentiamo, ma sai com’è questo nostro mestiere: io preso dal solito tran-tran di tutti i giorni, tu preso dal solito tran-tran di qualche anno fa, in tribunale. Ti leggo sempre, trovo sempre i tuoi articoli: mi basta comprare l’Unità ogni volta che arrestano qualcuno. Dicono che non critichi mai le sentenze, ma non è vero, ho visto che hai definito «inaudita» quella che ha spostato i processi milanesi contro Previti e Squillante, bravo. Ho anche dedotto che tu non abbia trovato conferme circa le informazioni che ti avevo passato, perché ho visto che non ne hai scritto: non so che dirti, posso solo riconfermarti quello che so; mi risulta, torno a ripeterti, che siamo nell’anno 2007 e che Berlusconi non solo non sia più al governo, ma sia praticamente uscito indenne da tutti i suoi processi. Nuove fonti mi confermano inoltre che la cosiddetta «assoluzione per insufficienza di prove», che tu citi quando per caso ti capita di commentare una sentenza della magistratura, non esista più dal 1989, e che ora si chiami «assoluzione perché il fatto non sussiste».

Ieri hai scritto pure che il pubblico ministero ha l’obbligo di scoprire la verità, mentre gli avvocati devono solo far assolvere il cliente: come se accusa e difesa fossero su piani diversi. Ma non sono diversi. Non c’è più il rito inquisitorio: dal 1989 c’è il rito accusatorio. Meglio che ti telefono.

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