Cronaca locale

«Salverò la chiesa della monaca di Monza»

Claudia Cardinale promette di battersi per il recupero di San Maurizio

«Salverò la chiesa della monaca di Monza»

Entra in sala tra gli applausi con una promessa - quella di raccontare la sua vita, dentro e fuori dal set - e esce, tra gli applausi, con un impegno: quello di battersi, come ambasciatrice dell’Unesco, per la tutela e il recupero di San Maurizio, a Monza, la chiesetta del convento delle Umiliate detto «della Signora», perché qui visse suor Virginia De Leyva, la Monaca di Monza: «L’ho detto un mese fa, quando l’ho visitata la prima volta, e lo ripeto: San Maurizio è un capolavoro da salvare».
Claudia Cardinale, 69 anni splendidamente portati, si è raccontata ieri agli studenti del Collegio Città Studi della Fondazione Ceur in un incontro - presenti il regista Pasquale Squitieri e il critico cinematografico Maurizio Cabona - organizzato dalla residenza universitaria all’interno del ciclo che ha per titolo la celebre frase tratta dall’Idiota di Dostoevskij: «La bellezza salverà il mondo?».
La risposta, probabilmente, è no, non lo salverà. Ma combattere in nome della bellezza serve a sentirsi migliori e chissà mai che così si possa migliorare anche noi stessi - «Ma ricordate: la bellezza non è esteriorità, la vera bellezza è quella interiore, che non sfiorisce e ti rimane sempre dentro», parola di una delle donne più belle del suo secolo - e lo stesso cinema, da tempo in crisi: «Una volta il cinema era sogno, oggi industria e risponde solo alle esigenze di cassetta». Sarà per questo che Claudia Cardinale da un po’ di tempo preferisce il teatro (in questo periodo sta portando in giro per l’Italia Lo zoo di vetro di Tennessee Williams), probabilmente «condizionata» dal suo compagno, Pasquale Squitieri, il regista che l’ha diretta, tra gli altri, nei film Atto di dolore, del ’90, e Claretta, dell’84: «Si può fare un buon film solo se c’è materia buona - ha detto il regista - cioè se c’è un buon testo scritto, una buona sceneggiatura, un buon attore e naturalmente un buon regista. Ma in Italia e in Europa, la crisi del cinema segue il polso della cultura, e non abbiamo più un buon cinema perché oggi il prezzo pagato dalla cultura all’economia è spaventoso. Sono felice che oggi Claudia faccia teatro. Il cinema è un falso totale che rende miliardi. E il mondo non è l’immagine che ce ne dà il cinema, il quale semmai ce ne dà un’informazione. I Clooney e le Kidman che abbiamo visto a Venezia non sono che fantocci costruiti dagli uffici pubblicitari dell’industria del cinema. Questa non è arte, come può essere la Cappella Sistina o un quadro di Rembrandt». O un’opera di uno dei pochi grandi maestri italiani, come Fellini e Visconti, che hanno diretto la Cardinale in film che hanno fatto al storia del cinema, come 8 e mezzo o Il Gattopardo.
«Da piccola volevo fare l’esploratrice, figuratevi. E in fondo ce l’ho fatta a esplorare il mondo. Grazie al mio mestiere ho viaggiato dall’Australia al Sudamerica. E recitando ho esplorato l’animo umano: sono stata principessa, contadina, puttana. Ho avuto fortuna. Normalmente si vive una vita sola. Io ne ho avute centocinquanta in una».

Tutte bellissime.

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