Vedere un film dautore, fermarsi a parlare del suo contenuto con chi lha scelto, trovarsi nella sala accogliente di un vecchio cinema di città a Milano è ancora possibile. Lo sa bene Antonio Sancassani, che da oltre 30 anni sceglie personalmente le pellicole dessai per il Cinema Mexico di via Savona e poi alla fine di ogni proiezione ringrazia il suo pubblico per aver preferito un monoschermo e non un tecnologico multisala senzanima. Sua fu la scelta di proiettare a Milano «Il vento fa il suo giro», opera prima dellallora sconosciuto Giorgio Diritti, film che nessuno intendeva passare nel circuito e che il signor Sancassani scelse di tenere in visione per ben due anni, considerandolo, come poi la critica internazionale, davvero unico. La storia di un pastore straniero nella bella Valle Maira, attori non professionisti e un budget molto piccolo hanno vinto oltre 30 premi. Dopo la fortunata prova Diritti ha girato «Luomo che verrà», che racconta la strage di Marzabotto secondo gli occhi di una bambina e si è aggiudicato lo scorso maggio il David di Donatello. Ieri sera entrambi i film sono stati «festeggiati» in sala alla presenza dellattore Claudio Casadio, protagonista de «Luomo che verrà».
Giorgio Diritti oggi deve il successo al cinema indipendente, una realtà molto difficile in Italia... «E complicata e si dovrebbe intervenire a vari livelli. Nella distribuzione, ad esempio, mantenendo in sala delle pellicole indipendenti. A Milano, il Mexico è un coraggioso ed ostinato esempio del desiderio di questa libertà». Con i tagli alla cultura il cinema dautore rischia più di tutti... «Gli autori dovranno trovare altre strade per esprimersi e sicuramente non tutti ci riusciranno. I giovani saranno certo penalizzati. Lo Stato, nel sostegno alla produzione del cinema, è un volano fondamentale: il sistema produttivo del mondo dello spettacolo produce ricchezza, lavoro e introiti fiscali». Il film «Il vento fa il suo giro» è diventato un vero e proprio caso e oggi è uscito anche un libro... «A distanza di anni la Valle in cui ho girato il film ha ancora voglia di esprimersi e raccontarsi: questo è il segno della condivisione che è caratteristica del mio fare cinema. E credo che questo sia il premio più importante».
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