Salvini cacciato dal campo rom

«Qui dentro lei non può entrare, non vogliamo nemmeno vedere la sua faccia!». Urla una signora da dietro le tende di una villetta. Campo nomadi di Chiesa Rossa, all’altezza del civico 351. Minacce e improperi per Matteo Salvini, capogruppo della Lega in consiglio comunale, reo di aver tentato di fare un sopralluogo nel villaggio. Centottanta nomadi, di cittadinanza italiana e origini slave, che abitano in un pezzo del Parco Sud. «Se è un campo regolare, pagato coi soldi del Comune e di tutti i milanesi, cosa hanno da nascondere? - commenta Salvini -. Se ci accolgono così in un campo regolare non oso pensare cosa potrebbe succedere in uno abusivo». Salvini, il consigliere leghista di zona 5 Alessandro Morelli e i giornalisti, sono costretti a uscire dall’accampamento. «Questo campo c’è dal 2000 ed è regolare, ma tutto ciò che ci è costruito sopra è abusivo - continua Salvini -. Il Comune tollera...». Il campo è un villaggio attrezzato, ci sono villette. Dicono gli esponenti della Lega: «Questa è gente che potrebbe permettersi di pagare un affitto...».
Un’auto sgomma e dal finestrino vola una bottiglia che sfiora un fotografo. Il capogruppo della Lega chiama i vigili. Una delegazione di zingare esce e raggiunge le forze dell’ordine: «Noi non abbiamo niente da nascondere, ma lui non fa altro che andare in tv a parlar male di noi».

La replica: «Non è possibile che dei cittadini non possano entrare in un campo. I costi? A novembre abbiamo fatto anche un’interrogazione in Consiglio. L’unica cosa che sappiamo è che nel 2007 sono stati dati 40 mila euro a una cooperativa per la manutenzione di verde e strutture».

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