Samantha perdonò Polanski. A pagamento

«Una storia vecchia di trent’anni... E poi, anche la vittima lo ha perdonato... ». Su questi due punti l’ampio schieramento salottiero-radical chic - battezzabile col nome di «Nessuno tocchi Polanski» - insiste per chiedere la scarcerazione di Roman, il «perseguitato». A parte il fatto che lo stupro di una tredicenne non è reato che può cadere in prescrizione, ora si scopre che Polanski il presunto «perdono» di Samantha Geimer lo avrebbe ottenuto in cambio della promessa di mezzo milione di dollari.
Il retroscena è stato rivelato ieri dal Los Angeles Times, dopo aver spulciato il faldone giudiziario di questa brutta storia: «Il regista aveva accettato di pagare un risarcimento di 500mila dollari a Samantha per gli abusi sessuali commessi quando lei aveva solo 13 anni». Non è chiaro, tuttavia, se la somma sia stata mai pagata e quali furono gli esatti termini dell’accordo raggiunto in sede civile nel 1993, molti anni dopo i fatti avvenuti nel 1977 nella casa di Jack Nicholson a Hollywood.
Il nuovo giallo nel caso Polanski è emerso da carte processuali mostrate ai giornalisti dal tribunale di Los Angeles, mentre Polanski è ancora detenuto in Svizzera sulla base della richiesta di estradizione americana. La Geimer aveva ammesso di aver raggiunto un accordo in sede civile con il regista, ma i suoi avvocati (così come quelli di Polanski) non hanno voluto fare commenti sulla notizia del risarcimento pubblicata sul Los Angeles Times. Fonti di prova? Poche e misteriose, considerato che il giudice dell’epoca (oggi in pensione) dice di «non ricordare i dettagli della causa», mentre trascrizioni e nastri relativi al procedimento «sono stati distrutti».
La causa in sede civile fu promossa dalla vittima nel 1988, quando Polanski si era già rifugiato in Francia; l’accordo stipulato prevedeva il pagamento di 500mila dollari entro il 1° ottobre 1995, ma a quella data - quando la somma era ormai salita a 600mila dollari a causa degli interessi - non vi era stato alcun versamento. Gli avvocati della parte lesa tentarono allora di rivalersi sui guadagni di Polanski negli studios di Hollywood, peccato che i documenti disponibili non chiariscano come poi la vicenda si sia effettivamente conclusa. Certo è che l’ultimo atto presente nel dossier risale all’agosto 1996, data in cui «il regista non aveva ancora pagato alcunché». Le carte lasciano aperti anche altri interrogativi: una nota scritta a mano da un giudice il giorno dell’accordo fa pensare a un’intesa più complessa dal punto di vista finanziario; si leggono infatti le cifre «250.000+ 500.000 + forse 500.000», con le parole «concluso» e «confidenziale». Insomma, un rompicapo.


Intanto in Italia il regista Renzo Martinelli, rispondendo a una domanda alla conferenza stampa del suo film «Barbarossa», si è così espresso sul caso Polanski: «Io ho tre figlie femmine e se qualcuno, un idraulico o un regista, ne avesse stuprata e sodomizzata una, l’avrei steso, gli avrei sparato in bocca e con me non sarebbe arrivato ai 70 anni».
Non c’è che dire: una giustizia modello-Barbarossa.

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