Samp, Bellucci e gli esclusi per dimenticare

Samp, Bellucci e gli esclusi per dimenticare

Cronaca di un trionfo ferocemente voluto e di un suicidio candidamente annunciato. Il risultato del derby più aderente alla realtà sarebbe stato un tennistico 6/0. È stato il trionfo dell'esperienza. Il Genoa ha fatto più falli e giocato più duro; paradossalmente ma non troppo la Sampdoria ha avuto due espulsi contro uno. Nel caso specifico la differenza fra Genoa e Sampdoria potrebbe essere sinteticamente ricondotta al confronto fra i due Marco Rossi: tanto è stato devastante lo scafato trentadueenne capitano rossoblu - che tra l'altro ha schiantato atleticamente il cavallone Mannini e segnato un gran gol con esaltante contropiede in inferiorità numerica - quanto è stato ingenuo e impacciato lo stopper blucerchiato che «vanta» dieci anni in meno.
Gasperini ha battuto Del Neri senza se e senza ma: sul piano agonistico, trasformando in straordinaria aggressività tecnico-caratteriale le impalpabili ceneri del Grifone umiliato a Livorno in assenza degli imprescindibili Juric e Milanetto; sul piano tattico, puntando sull'agile talento di Palladino e Palacio e sull'indemoniata mobilità di Sculli per mettere in crisi la sprovveduta difesa blucerchiata.
Risultato: Gasperini in trionfo, Del Neri col cilicio; e a pro del Genoa, la Sampdoria mestamente archivia il più pesante passivo subito negli 83 derby ufficiali disputati fra serie A serie B e Coppa Italia.
Ora vi dico cosa mi è particolarmente piaciuto del sabato sera a Marassi.
Primo. La piena conferma del primato nazionale della tradizionale cornice tifoidea del Ferraris che riesce a contenere l'esondante delirio agonistico in limiti sportivamente apprezzabili.
Secondo. La conclamata sagacia tattica di Gasperini applicata a una realistica ritrovata umiltà. Doppia dura marcatura fissa su Cassano (prima Biava poi Sokratis in prima battuta, con Marco Rossi costantemente al raddoppio) e all'occorrenza tempestiva chiusura «a gabbia» del terzo uomo nel relativo settore di competenza. Ritorno in grande spolvero dell'imprescindibile «ruspa» Juric in coppia con lo scafato regista Milanetto particolarmente ispirato, con automatica rivalutazione di un pacchetto difensivo i cui valori singoli - per vero di alto livello - venivano ultimamente mortificati da molte diagnosi superficiali: rimarcati a decine i perentori interventi, a terra e in elevazione, operati normalmente da Moretti e saltuariamente da Bocchetti per ridurre Pazzini alla resa. Impressionante aggressività generale e ripartenze fulminanti sulle fasce laterali ad opera dei vari Rossi, Criscito, Sokratis e compagni, con sarabande conclusive di Palacio, Palladino e Sculli, là davanti, a schernire la lentezza e la povertà tecnica della linea di difesa blucerchiata presuntuosamente mantenuta «alta».
Terzo. L'oceanico e corretto tripudio dei tifosi del Grifone rampante a conclusione dello stordente trionfo di portata storica.
Quarto. La signorilità dell'amareggiato Del Neri a botte prese: i suoi sinceri complimenti a Gasperini e al Grifone senza accampare scuse di sorta.
Quinto. Il sereno equilibrio di Gasperini, reduce dall'aver conquistato il terzo successo consecutivo alla guida del Genoa, record assoluto per la categoria «mister», nella partita più attesa dell'anno all'ombra della Lanterna.
Sesto. La straordinaria reattività del «povero» Castellazzi purtroppo esposto a tutti i venti più ammorbanti.
Ora vi dico cosa non mi è particolarmente piaciuto.
Primo. Gli scriteriati fischi della Sud all'esecuzione del «Ma se ghe penso» che tutti ci accomuna.
Secondo. I mortaretti e i fumogeni che hanno ammorbato lo stadio prima del via.
Terzo. L'arbitro Rosetti - direzione per il resto tecnicamente quasi perfetta - quando non ha ammonito Marco Rossi (7' del primo tempo) per il primo fallo intimidatorio del Genoa su Cassano. Mancata decisione «di tendenza» che non ha determinato il risultato del match ma che, se correttamente presa, avrebbe probabilmente indotto tutti gli attori in campo a farci gustare nell'ora e mezza di gara un calcio maggiormente giocato e meno sminuzzato.
Quarto. La temerarietà di Del Neri nell'insistere a tenere «alta» una difesa globalmente lenta, di basso profilo tecnico e disarmantemente inesperta. Del Neri, il cui valore non può essere messo minimamente in discussione per via di due uniche gare malamente condotte (la prima fu quella con la Juve a Torino) a petto delle altre 12 egregiamente disputate, oltretutto mi ha lasciato perplesso quando ha candidamente spiegato che il suo compito è quello di far fare esperienza ai giovani per capire quanto possano realmente crescere. Io penso infatti che il rischio nello sport sia apprezzabile sempre fuorché nel derby, la partita più sentita dai tifosi, per gli strascichi che una cocente delusione può ingenerare nel clan in genere e appunto nella tifoseria in particolare. Naturalmente so bene che non è con un Lucchini un Accardi uno Stankevicius o uno Zauri attuali che ti puoi garantire impermeabilità; ma insomma, un po' di esperienza in più, tenendo la linea difensiva decisamente più «bassa», forse sabato sera non avrebbe guastato. Il gol del mortifero 2-0 subito - in superiorità numerica! - in contropiede da Rossi, è stato in questo senso esemplare. Quanto all'ingresso di Pozzi in disperata aggiunta a Pazzini e Cassano, spero che Del Neri non voglia più ripetersi: il Gasp ha ben spiegato per assurdo a Gigi che nel calcio d'oggi più punte metti meno gol fai.
Quinto. L'istintivo sfottò del talentuoso Palladino alla Sud dopo il rigore segnato. Sono convinto che lui stesso ha capito che in determinati contesti è preferibile non scherzare.
E ora? Ora si guarda tutti avanti con serenità e coraggio, ci mancherebbe altro con la Sampdoria che resta comunque quarta e il Genoa perentoriamente risalito al sesto posto a un punto dal quarto.
Stasera, in Coppa Italia ospite il Livorno, Del Neri avrà modo di mettere finalmente alla prova Pozzi da solo là davanti con l'appoggio di Bellucci, Fiorillo tra i pali, i vari Stankevicius, Zauri, Lucchini, Accardi, Franceschini e Soriano insieme con Cacciatore, Rossi e Palombo che sabato sera dovranno disertare per squalifica San Siro rossonero. E appunto per l'anticipo in casa Milan si presenterà poi una Sampdoria che Del Neri vorrà sperabilmente schierare con maggior cautela perché ad onta della frana nel derby Cassano e compagni ancora conservano un posticino nell'invidiabile zona Champions, con 8 punti lodevolmente raccolti in più rispetto a dodici mesi fa.
Quanto al Genoa, che a propria volta vanta un prezioso punto in più rispetto all'eccellente campionato scorso, ho ragione di ritenere che Gasperini non vorrà giocarsi tutto contro lo Slavia a Praga, considerato che il match decisivo per proseguire il cammino in Europa League sarà comunque quello casalingo col Valencia.

Gasperini sa bene che il suo Genoa non potrà essere sempre brillantissimo come nel derby, sicché non v'è dubbio che a Praga schiererà un Grifone largamente modificato per poi concentrarsi sul delicato appuntamento di domenica a Marassi col Parma dei miracoli.

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