(...) dello stadio, perché cerano doriani sparsi ovunque, sono riusciti solo in parte ad alleviare la sofferenza di novanta minuti di patimento puro passati a pensare a quanto sarebbe stato umiliante dover tornare a casa dopo essersi fatti rimontare il 3-0 dellandata. Negli occhi ho il presidente Riccardo Garrone che in stile Mourinho, aspetta i giocatori a bordo campo a fine riscaldamento per stringergli la mano in segno di «in bocca al lupo». Linizio della partita, lazione tra Cassano e Sammarco, lillusione di un possibile vantaggio. Quel tempo che non passa mai, minuti che sembrano eterni, secondi che scorrono lenti. Fino al gol di Ibrahimovic che nel freddo e ventoso San Siro (ho scritto bene, non mi sto sbagliando, vento forte che neanche la tramontana genovese...) fa gelare le nostre vene, a seguire un quarto dora di fuoco con gli attacchi dellInter la squadra nel panico e la paura di subire il secondo gol prima del riposo.
Quella paura la leggi nel volto dei colleghi genovesi in tribuna stampa alla fine del primo tempo. E ti interroghi se lumile Sampdoria potrà resistere per altri 45 minuti ai colpi di cannone della corazzata Inter. Nel secondo tempo entra un altro Doria, più sicuro di sé, tanto che lurlo del gol ti si strozza in gola almeno in tre occasioni, tra i dribbling di Cassano e la «botta» di Campagnaro respinta sulla riga. Il tempo scorre, mancano pochi minuti, lInter avanza la Samp arretra forse un po troppo, ma viene quasi voglia di portare un mattone in campo per costruire un muro su cui far rimbalzare gli attacchi di Crespo, Balotelli e Ibra. Fortuna che in porta cè una parete mobile, un certo Castellazzi che in molti vorrebbero lontano da Genova perché lo considerano non allaltezza: su Burdisso compie una parata così importante che lurlo dei quindicimila fa pensare al gol doriano. E in fondo è un po quella parata che ci ha fatto pensare di avercela fatta.
In mezzo a tutto questo cè Cassano in versione capo Ultras che incita la tifoseria tanto da infastidire Cambiasso: un gesto che fa esplodere la gradinata.
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