Samuele, che oggi avrebbe 9 anni

Ha nove anni. Ma sei li ha passati fra aule di tribunale, laboratori della scientifica, plastici di Porta a Porta, pianti dirotti e cavilli giuridici, fantasmi politici e dubbi amletici, copertine di rotocalchi e discussioni da bar. Dunque, come potrebbe essere un bambino felice? Ha nove anni meno sei, allora. Ha tre anni. E dorme nel suo lettino.
Non sarebbe meglio lasciarlo riposare? Non sarebbe meglio evitare di svegliarlo per l’Atto Finale di questa recita macabra? I bambini, di solito, vanno a nanna presto. Così, quando loro dormono i sonni dei giusti, i grandi possono finalmente fare i loro comodi senza rotture di palle, senza pipì, senza bacini, senza storie da raccontare in fretta e furia con un occhio al libro delle favole e l’altro all’orologio. I giudici in camera di consiglio e i bambini fra morbidi guanciali. Tutto a posto, tutto come da copione.
La Bibbia dice che la sua mamma, Anna, era sterile, e che, dopo essersi recata al santuario di Silo per pregare, ottenne in dono proprio lui, Samuele. Per questo, considerandolo un dono del Signore, la donna lo lasciò là, a Silo, dal vecchio sacerdote Eli. Un bel giorno, mentre Samuele riposava, sì, mentre proprio mentre riposava nel suo lettino, sentì una voce che lo chiamava. Lui credette che fosse Eli.

Invece, dice sempre la Bibbia, per chi ci crede e per chi no, era il Signore. Così Samuele diventò giudice e profeta. Fu lui a scegliere il primo re per il popolo ebraico: Saul.
Ma adesso lasciamolo riposare. In questa storia, è l’unico che può farlo in pace.

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