«Indossavano, tenendoli calati su metà del volto, i cappucci dei montgomery o delle felpe che aveva addosso, probabilmente per non essere riconosciuti o per sembrare alcuni tra i tanti. Sono arrivati alla spicciolata dallingresso della via privata Scalabrini, 10-12 ragazzi poco più che ventenni, dallapparenza innocua o comunque anonima. Non abbiamo ancora capito dove tenessero le armi. Sta di fatto che sembravano normalissimi ragazzi cinesi, come tutti quelli presenti alla festa. Sì, il locale era stato affittato da un gruppo di giovani dagli occhi a mandorla per festeggiare un compleanno. Poi quei ragazzi arrivati allimprovviso sono diventati delle furie, hanno sguainato addirittura dei machete... Sembrava tutto irreale, vedendoli con quelle armi in mano si poteva pensare a uno scherzo: in un luogo così allavanguardia come questa discoteca, si sono messi a usare delle lame da samurai di secoli fa! Se non fosse durata più di 2 o 3 minuti, sarebbe stata una strage».
Le testimonianze raccolte dagli investigatori dellArma subito dopo il fatto di sangue hanno interessato i gestori e il personale del locale dove cè stato lomicidio, il «Parenthesis» di via Gargano 15.
Cera infatti molta gente presente alla spedizione punitiva organizzata contro Hu Libin e i suoi amici, molti giovani appartenenti alla comunità cinese. Tuttavia le testimonianze di questi ragazzi - parecchi dei quali non solo hanno visto tutto ma probabilmente conoscono diversi retroscena della vicenda - saranno più difficili da ottenere e da vagliare vista la storica omertà che regna tra la gente di questa etnia.
Gli ultimi anni sono stati piuttosto movimentati per la comunità cinese a Milano e i violenti assassinii che si sono susseguiti (in particolare quello del 27 aprile 2007, quando due ragazzi di 17 e 23 anni freddarono due connazionali, un 20enne e un 19enne, nel cuore di Chinatown per punire il loro tentativo di spacciare chetamina, la cosiddetta «droga cinese», davanti a una discoteca di Cinisello Balsamo) hanno contribuito non poco a creare lequilibrio piuttosto precario che attualmente vige tra via Paolo Sarpi e dintorni.
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