Passa il tempo ma la vicenda del rischio-sfratto piovuto sullamministratore e direttore artistico del Teatro San Babila, Gennaro DAvanzo, continua a suon di gong legali e di manovre strategiche tra il gestore del centralissimo teatro e Monsignor Alessandro Gandini, proprietario dello stabile.
Il rifiuto del parroco di rinnovare il contratto a DAvanzo venne visto da questultimo, dapprincipio, come un tentativo fatto con lo scopo di elevare il costo dellaffitto, che per altro ammonta già a 118mila euro, centesimo più centesimo meno (oltre a 25mila euro di spese). DAvanzo cercò così di appellarsi alla legge «salva-teatro», emanata dal Senato per evitare lo sfratto al Teatro Nuovo. Ma, spiega proprio lamministratore del San Babila, «avendo io un contratto di affitto di azienda (e non di locazione dimmobile) non potevo avvalermi di quanto promulgato. Allora ho deciso di inaugurare uno scontro legale». È iniziata così una guerra di carte bollate, resa ancora più aspra dopo la velenosa dichiarazione del parroco sulla qualità degli spettacoli proposti al San Babila. «Le opere sono scadenti», aveva detto il monsignore a proposito del cartellone allestito per la nuova stagione teatrale. La replica dellimpresario non si era fatta attendere. «Sapeva benissimo cosa sarebbe stato rappresentato».
Da qui il tentativo di DAvanzo di ricercare un modo per cambiare il tipo di contratto in essere dimostrando che quello sottoscritto dalle due parti non era il più ideoneo al caso. «Se monsignor Gandini mi presenta un contratto di affitto dazienda, deve dimostrare di avere una posizione fiscale adeguata» sostiene il direttore artistico del San Babila. Una linea di difesa che si fa forte anche del sostegno del pubblico con la stampa sempre vigile a registrare i singoli capitoli di questa storia inevitabilmente ancora senza un epilogo che soddisfi le due parti.
Senza trascurare le 4mila e 580 firme raccolte con la petizione per salvare la sala da 424 posti. «Sono in molti ad esprimermi la loro solidarietà - afferma ancora DAvanzo-; un grande contributo per la risoluzione della questione legale è arrivato poi dalla presidente della commissione Cultura alla Camera, Valentina Aprea, che ha presentato uninterpellanza parlamentare al ministro Bondi sulla cosiddetta legge salva-teatri dove si evidenzia che la legge 9/2007 - scrive la Aprea nella sua interpellanza - tutela solo una parte, forse minoritaria, delle sale teatrali, escludendone alcune che pure hanno pari dignità e diritti. Infatti il testo fa riferimento solo alla locazione di immobile destinato ad attività teatrale, e non all'ipotesi dello stesso immobile ceduto ad altro titolo. Pertanto si chiede se il ministro non ritenga opportuno estendere la tutela alle attività teatrali nella loro totalità, a qualsiasi tipo condotte». La stessa APrea, inoltre, aveva sottolineato come «lo sfratto del teatro San Babila costituirebbe la perdita di un pezzo della storia, delle tradizioni e della cultura di Milano».
Intanto, Gennaro DAvanzo senza perdersi danimo ha allestito un cartellone dove nomi di spicco e titoli di commedie note fanno da garanti a una programmazione qualitativamente indiscutibile. «Abbiamo già avuto la sottoscrizione di 3mila abbonamenti - spiega -: puntiamo a ricevere almeno altre mille adesioni».
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