San Giustino, un paesello sulla strada dei campioni del mondo

Stasera il via ai playoff di volley, alle 20,30 Macerata-Treviso (Raisport1) e Monza-Modena. Domani gli altri due quarti, scontati: Cuneo-Verona e Trento-San Giustino.
Sì, San Giustino. C'è anche questo paese di undicimila abitanti, al confine tra Umbria e Toscana, a battersi per lo scudetto e pronto per la sfida impossibile ai tre volte campioni d'Europa e due del mondo. Ha raccolto l’eredità, in tutti i sensi, del Perugia che nel 2005, allenato da Fefè De Giorgi, perse la finale scudetto contro Treviso. «Allora - ricorda il presidente Claudio Sciurpa - ci misero tra le squadre da retrocessione, invece arrivammo in fondo».
Della squadra del capoluogo umbro è rimasto lo sponsor Rpa-LuigiBacchi.it, ma al compimento dei dieci anni, la società ha cambiato la denominazione in Umbria Volley, trasferendosi nell’alta valle del Tevere. A San Giustino, per l’appunto, il cui palazzetto, il PalaKemon, arriva a 2400 persone, con alcune centinaia di posti in piedi. Il budget, dagli originari tre milioni di euro si era più che dimezzato, e fra i dodici in rosa c'era e c’è persino chi guadagna appena 500 euro al mese. Da qui la necessità di risparmiare e ottimizzare il proprio bacino. L'allenatore Emanuele Zanini è stato secondo di Anastasi in nazionale, era già stato qui 4 anni fa, sesto ma con una squadra molto più esperta, e dal 2009 guida anche la Slovacchia. L'ha voluto Andrea Sartoretti, 39 anni, ora dietro la scrivania, nel 2003 premiato miglior giocatore d'Europa. «A Perugia - racconta "Sartorace", com'era soprannominato a Modena per i servizi vincenti - il seguito era inferiore e il palazzetto semivuoto. Così, in estate siamo diventati sconosciuti invasori di un paese tranquillo, e ora siamo popolarissimi».
Nonni e bambini seguono anche gli allenamenti. Il regolamento della Fipav consente il trasferimento solo all'interno della provincia, Umbria volley poteva scegliere solo tra San Giustino e Foligno, unici centri dal palazzetto omologabile per l'A1. «Qui era in disuso da anni, nemmeno l’impianto elettrico e quello antincendio erano a norma». Nessun paesino è mai stato protagonista del massimo campionato di pallavolo. «Abbiamo una curva magnifica, con due trombettisti: quando batte il brasiliano Dias, intonano l'inno del Boca Junior», prosegue Sartoretti. «Non abbiamo argentini, eppure quel motivetto ci porta fortuna. Siamo partiti per salvarci, i playoff sono il nostro scudetto».
Trento ha perso solo una partita di regular season, a Verona, San Giustino spera di arrivare alla bella. Si gioca al meglio delle tre partite. «Loro sono nettamente più forti e dovrebbero arrivare in finale con Cuneo, che però ha perso per infortunio Parodi. Questo può cambiare gli equilibri», sottolinea Sartoretti che si è ritirato due anni fa e a Perugia iniziò da coach, esonerato alla vigilia di Natale 2009, quando passò dietro la scrivania.
Unico capoluogo di regione presente in A1, Roma ha mancato i playoff. «La pallavolo resta lontana dalle metropoli anche per i costi. Dove prevalgono altre realtà sportive non ci può essere cooperazione a ogni livello: a Perugia il palazzetto era diviso con le donne della Despar, con il basket e persino il calcetto.

Ora gestiamo noi l'impianto e risparmiamo persino sul ristorante convenzionato». E conclude: a Milano il volley non ha sfondato? «Con Milan, Inter e Armani Jeans non c'è spazio. Gli sponsor hanno bisogno di entusiasmo e coinvolgimento, in provincia diventano tutt'uno con amministrazione e imprese».

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