I conti non tornano, nel piano di salvataggio del San Raffaele. A dirlo, in queste ore cruciali per la sorte dellospedale creato da don Verzè, sono i giudici del tribunale fallimentare di Milano, i magistrati che oggi decideranno se accogliere listanza della Fondazione Monte Tabor, che punta al concordato preventivo per garantire la sopravvivenza dellospedale, o la richiesta di fallimento su cui ancora ieri è tornata ad insistere la Procura della Repubblica.
I giudici della sezione fallimentare, presieduta da Filippo Laanna, hanno riscontrato una serie di incongruenze tra il piano presentato loro dai nuovi vertici dellospedale (espressi dalla cordata Vaticano-Malacalza) e il parere depositato dai cosiddetti «periti asseveratori», ovvero i professionisti indipendenti che devono certificare la sostenibilità economica del piano.
È un dettaglio cruciale, perché il parere dei due periti (Carlo Provasoli e Mario Cattaneo) è obbligatorio per legge, e proprio la sua assenza aveva nelle settimane scorse portato la Procura a bocciare il piano. Poi, a tempo di record, il parere è stato depositato. Ma, a quanto pare, i conti esaminati da Provasoli e Cattaneo sono diversi da quelli presentati in tribunale. Così i giudici hanno chiesto spiegazioni. Lospedale le ha fornite, la Procura le ha bocciate. Ieri i giudici hanno dato tempo fino alle 19 allospedale per nuove spiegazioni. Entro stamattina alle 10,30 anche la Procura potrà fare sentire per lultima volta la sua voce. Poi i giudici si ritireranno in camera di consiglio per decidere.
Sono ore convulse, come si vede, in cui i ritmi serrati imposti dal tribunale stanno costringendo le due parti in causa - ospedale e Procura - a mettere sul tavolo immediatamente tutte le carte. Ora i giochi sono chiusi, e il tribunale si prepara a tirare le somme. La decisione verrà presa oggi ma - salvo fughe di notizie - verrà comunicata solo nei prossimi giorni, quando verrà depositata la sentenza in cancelleria insieme alle sue motivazioni.
La sensazione è che la sorte dellospedale sia appesa a un filo. Il tribunale condivide almeno in parte i dubbi della Procura sulla sostenibilità economica del salvataggio, confermate in modo abbastanza plateale dalla discrepanza tra le due versioni del piano. E qualche perplessità riguarda sicuramente anche i meccanismi della cosiddetta «governance».
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