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Il San Raffaele riparte pagando i fornitori

Il magnate della sanità Rotelli mette sul piatto 250 milioni ma il cda della fondazione opta per l’appoggio della Santa sede Moratti esce dalla partita in zona Cesarini. Il debito da 900 milioni sarà ripianato. Si ripete il modello usato per Nerviano

di Luca Fazzo e Maria Sorbi

Quando Don Verzé disse che si sarebbe «affidato alla provvidenza» in tanti pensarono a un miracolo impossibile, a una vana speranza. E invece aveva ragione lui. Il San Raffaele, sommerso da 900 milioni di debito, verrà salvato dalla longa manus del Vaticano. Per l’esattezza dal Bambin Gesù, la clinica pediatrica romana gestita da Giuseppe Profiti. L’istituto è stato scelto dal consiglio di amministrazione della fondazione dopo una riunione fiume durata più di sei ore. Sconfitta invece la cordata guidata da Giuseppe Rotelli, il patron del polo ospedaliero di San Donato. Tutt’altro che scontato il risultato. Rotelli infatti, a sorpresa, avrebbe messo sul tavolo ben 250 milioni cash quando invece al San Raffaele ne sarebbero bastati 200 per evitare, o per lo meno rimandare, il crac finanziario. L’imprenditore della sanità, attraverso la finanziaria di famiglia Velca, avrebbe proposto di costituire una newco volta a rilevare il gruppo e si era perfino detto disposto ad aprire questa nuova società anche ad altri investitori interessati, al punto di scendere lui stesso sotto il 51 per cento. Ma in questo caso, Don Verzé sarebbe stato messo, si fa per dire, all’angolo.
Niente da fare. Unicredit e San Paolo, le principali banche creditrici dell’istituto di Don Verzé, hanno preferito appoggiarsi alla Santa Sede. E in zona Cesarini è stato avvallato il progetto promosso dal Vaticano che potrebbe vedere anche la partecipazione di una charity internazionale, anche attraverso una maxi-donazione all’università Vita-Salute San Raffaele. Una boccata d’ossigeno autentica da cui poter ripartire per la ristrutturazione. Ieri mattina, prima che cominciasse il cda, l’altro potenziale salvatore Gian Marco Moratti aveva deciso di sfilarsi dalla partita.
È stato lo stesso don Verzé a informare il board dell’appoggio della Santa Sede e il cda «ha espresso considerevole apprezzamento in merito a tale comunicazione e ha raccomandato di approfondire e di perseguire tale percorso». La prossima riunione per mettere a punto l’intervento si terrà entro la metà di luglio. Quella sarà anche l’occasione per emettere delibere definitive. Il cda ha approvato il piano sviluppato con l’ausilio degli advisor Bain&Co e Borghesi Colombo&associati. «Le previsioni - si legge in una nota emessa dal San Raffaele - potranno essere migliorate in considerazione delle manifestazioni di interesse ricevute, con particolare riferimento a quella della Santa Sede». L’accordo prevede il totale pagamento dei debiti a tutti i fornitori, il pagamento dello stipendio ai collaboratori che da un paio di mesi non percepiscono la busta paga.


In sostanza, il piano di salvataggio del San Raffaele, assomiglia molto a quello utilizzato per salvare il polo di ricerca di Nerviano. Anche in quell’occasione era intervenuta la Santa Sede che aveva finanziato i laboratori attraverso l’istituto dermopatico dell’Immacolata di Roma.

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