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Per il San Raffaele scende in campo la finanza vaticana

Maria Sorbi

Milano Sarà il Vaticano a salvare il San Raffaele. Il colpo di scena nella vicenda del polo ospedaliero che rischia di essere travolto da quasi un miliardo di debiti, arriva nel pomeriggio di ieri. È una svolta che fa piazza pulita dei diversi progetti di cordate, interventi, alleanze di cui in queste settimane si era parlato a proposito del salvataggio della creatura di don Verzè. La svolta, non a caso, arriva a poche ore dall’entrata in scena della magistratura, che aveva deciso di intervenire sulla vicenda convocando d’urgenza i vertici della fondazione per farsi spiegare bene cosa stesse accadendo e quali fossero le prospettive concrete di risanamento. Gli scenari che mercoledì pomeriggio Mario Cal, vicepresidente del San Raffaele, aveva disegnato al sostituto procuratore Luigi Orsi non avevano affatto convinto il pm che una via d’uscita indolore fosse effettivamente praticabile. Fino a ieri a mezzogiorno l’ipotesi più verosimile era che il San Raffaele fosse destinato a una procedura di concordato preventivo che avrebbe avuto conseguenze imprevedibili: si sarebbe aperta una inchiesta penale, le responsabilità degli amministratori sarebbero state passate al microscopio senza tanti complimenti. Insomma, un bel guaio.
Invece nel pomeriggio di ieri in Procura arriva l’annuncio che poche ore più tardi viene reso pubblico da un comunicato stampa del San Raffaele. «Il presidente (ovvero don Verzè, ndr) ha informato il Consiglio del vivo interesse manifestato dalla Santa Sede a supportare la Fondazione nel processo di risanamento in corso e nella gestione delle attività ospedaliere, sanitarie e di ricerca». In sostanza, a scendere in campo è l’Istituto per le opere di religione, la banca del Vaticano, probabilmente attraverso l’Ospedale del Bambin Gesù. Il comunicato non a caso parla di un coinvolgimento del Vaticano anche nella «gestione» di tutte le attività del San Raffaele. Tradotto in italiano, sembra dire che quello che si prepara è una sorta di commissariamento. La Santa Sede è disposta a farsi carico della voragine dei conti dell’ospedale milanese solo a fronte di garanzie precise e di controlli diretti su quanto accadrà dopo, per evitare che gli errori commessi finora possano tornare a ripetersi.
La convocazione di Cal in Procura era scaturita da una segnalazione del tribunale civile, che aveva segnalato l’abnorme quantità di decreti ingiuntivi emessi a carico del San Raffaele su richiesta di creditori. Al pm Orsi il braccio destro di don Verzé aveva confermato in 980 milioni l’esposizione debitoria. Di fatto, fino a ieri mattina, vi erano solo due uscite possibili: una più indolore, la ristrutturazione del debito, resa però impervia dalla difficoltà di monetizzare in tempi brevi il patrimonio immobiliare della fondazione; oppure la richiesta del concordato preventivo, ultimo tentativo per evitare il fallimento. Poi, all’improvviso, entra in scena lo Ior.

Una decisione che sarebbe stata presa direttamente dal cardinale Tarcisio Bertone. La mossa della santa Sede ha spazzato via anche l’offerta di Giuseppe Rotelli, magnate della sanità lombarda, che all’ultimo minuto ha messo sul tavolo 250 milioni di euro.

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