San Valentino, consigli d’amore

Samuele Amadori

La scienza lo ha già detto chiaramente. Non esistono cibi afrodisiaci. Non c'è pinna di pesce cane o corno di rinoceronte che tenga. La psicanalisi più spicciola racconta che le ostriche sono afrodisiache perché ricordano le forme sessuali femminili. Vabbè. Però resta il problema di come affrontare San Valentino il prossimo 14 febbraio evitando figuracce e raffreddamenti sentimentali, poco adatti per l'occasione. La tradizione del Belpaese parla chiaro. La cenetta intima è d'obbligo, per questo i ristoratori pregustano ricarichi da mille e una notte. O meglio, da Alì Babà e i quaranta ladroni. Per questo non si può che consigliare l'intimo uno contro uno fra le mura domestiche. Possibilmente con un comodo canapè vicino alla tavola. E una bottiglia di bollicine in fresco. Moet & Chandon ha commercializzato un simpatico doppio flute, da nome evocativo: "Chandelier", due calici, ma un solo gambo. Si può trovare nelle enoteche al costo di 25 euro, o in ristoranti convenzionati che ne omaggiano i clienti nella fatidica serata, come il Belvedere di Bertinoro (Fc) di Andrea Ravidà.
Due cuori e una capanna può andare. Anche per evitare di trovarsi in una batteria di tavoli da due, tutti con le stesse rose e le stesse candele. In casa, però, non tutti possono garantirsi un San Valentino con i fiocchi. Si mettono in mezzo, a seconda del caso, genitori, figli, cani, gatti, badanti (e compagni ufficiali...). E allora l'anternativa è trovare il posto giusto, senza farsi scorticare vivi dai ristoratori.
La scelta migliore in questo senso è il D'O di Davide Oldani, a San Pietro all'Olmo (Milano). Oldani è allievo di grandissimi come Ducasse e Marchesi, ma è anche l'alfiere di una cucina dai prezzi molto contenuti, "democratica", come la spiega lui. Ingredienti anche banali, valorizzati dall'intervento di alta artigianalità che deve garantire lo chef, l'ultimo vero artigiano che tocca con mano la materia prima. Per il D'O la difficoltà è trovare posto. Sold out per mesi e mesi. Ma un tavolo, chissà...
Caviale, tartufo, aragosta, belon non sono afrodisiaci. Ma sono molto costosi. Offrirli al compagno per San Valentino significa farlo sentire molto importante. Detta così, il romanticismo va a farsi friggere. In realtà, un ristorante da una volta nella vita e la giusta atmosfera pare facciano miracoli. Magari se accompagnati da una fuga d'amore, tanto per ribadire il concetto.
A lume di candela, con la condizione di ricercare sorprese che sfiorano l'allucinazione gustativa, il posto giusto è Moto, a Chicago, tel. 001/3124910058. Lo chef è il folle Homaro Cantu, giovanissimo traghettatore della cucina giapponese a una disciplina postmoderna che trascende il concetto di cibo. Per il Valentine's Day Cantu, famoso per i suoi piatti realizzati con stampante, carte e inchiostri commestibili, ha pensato a un menu da 10 portate, basandosi sul motto "Creare non è copiare": coda di rospo alla piastra con bolle di curry giallo verde e nero, igloo di eskimo pie (da noi meglio conosciuto come cremino) per due e il "Piatto a sorpresa del primo San Valentino", una performance di cucina da cui il palato, questo promette Cantu, uscirà completamente cambiato.
Si cerca qualcosa di molto esotico? La meta giusta può essere Jambo Brothers, a Nungui, nel capo all'estremo nord di Zanzibar. Il pesce è straordinariamente fresco, pescato più che in giornata, un'ora prima. Dentice rosso con contorno oceanico, aragosta in salsa d'aglio, calamari in barbecue sono gli straordinari esempi di una cucina semplice ma fatta di sapori. La particolarità, però, è un'altra. I tavoli sono tutti sulla spiaggia e se la serata è quella giusta, la marea salirà fino a solleticare i piedi. In pratica, si cena, e bene, cullati dalla risacca. Un'esperienza difficilmente ripetibile altrove.
Per i viaggiatori meno scafati, il posto giusto è in Italia, nella campagna riminese. A San Clemente merita una visita La Porta dei Merli, 0541/980680, una piccola enoteca con cucina situata in una torre medievale. La sala è piccolissima, una manciata di tavoli. Ma la peculiarità è il primo piano. Un unico ambiente, caldo e intimo, con tanto di mattoni a vista, in cui si può accomodare un'unica coppia. Fra sofa e tavolinetti, viene consumato il pasto, con tutta la privacy di casa e un menu gustoso. Piccole tapas romagnole, un ricco bouquet di affettati, del Montefeltro e non solo, zuppe preparate con verdure formidabili, buona selezione di pani e formaggi. I camerieri non salgono neppure, nella saletta amorosa, e se lo fanno fischiettano e fanno pesare i passi, per annunciarsi. C'è tutto il tempo per godersi un San Valentino indimenticabile.
Qualcosa di simile si può trovare allo Sheraton Park Tower di Londra, 020/72907101, anche se certo con meno intimità. La pratica, conosciuta almeno da un paio di millenni, è quella del miscelare il desco e il talamo. Insomma, si mangia a letto. Ma ci vuole una certa abilità, per affrontare serate di questo tipo - per la cronaca a Londra si chiamano Bedroom Bodoir. Non è per niente facile mangiare un'ostrica, da stesi, e sembrare eleganti e affascinanti. E la stessa problematica si ripropone con zuppe, porridge e altre amenità culinarie preparate dallo chef Pascal Proyart per l'occasione. In realtà, la trovata prende spunto dal Supperclub di Amsterdam, locale in cui già da qualche anno si cena a letto. Ma le serate Bedroom Bodoir sono caratterizzate dall'attenzione alla cucina, mentre ad Amsterdam (e nella filiale romana del Supperclub) ci si trova di fronte a un locale più notturno.
L'excursus in giro per il mondo termina ancora una volta a casa propria.

Il consiglio è di scegliere una buona boutique alimentare per la spesa, quindi cucinare insieme. Magari un menu a base di finger food. Il contatto diretto con il cibo, magari in un gioco di gesti voluttuosi, non può che stimolare la buona riuscita della cena. E del dopocena, che è poi quello a cui si mira.

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