San Vittore a pezzi: sta crollando il secondo raggio

Duecento detenuti sono stati trasferiti nei giorni scorsi a Opera e Bollate perché una parte del carcere non è ritenuta sicura

Paola Fucilieri

La vera novità, ieri mattina a San Vittore, doveva essere un’altra. Ovvero la presentazione del «kit di cittadinanza» per detenuti che lasciano il carcere: uno zainetto di tela che contiene una scheda telefonica, un buono pasto, biglietti giornalieri dell'Atm, necessaire per l'igiene personale, un ricambio di biancheria e una mappa dei servizi sociali del territorio. Una presentazione per la quale si erano scomodati la direttrice della casa circondariale Gloria Manzelli, il sottosegretario regionale ai Diritti umani Antonella Maiolo, l’assessore agli Affari regionali Francesca Corso, la responsabile dell’ufficio carcere del Comune Enza Bilone, il direttore della cooperativa A&I (Accoglienza e integrazione) Luigi Pizzuti e Corrado Mandreoli dell’osservatorio carcere e territorio.
Dopo che la conferenza stampa per il kit è durata oltre un’ora e mezzo di interventi, finalmente si è saputo - purtroppo in maniera del tutto informale e ufficiosa - il vero problema, quello più concreto almeno, che grava sull’amministrazione del carcere in questi giorni. E cioè che il secondo raggio della casa circondariale è stato completamente sgomberato e poi chiuso in via precauzionale nei giorni scorsi perché i responsabili e i vigili del fuoco hanno ritenuto non fosse «sufficientemente stabile». I detenuti che ci stavano - 220 in tutto - sono stati trasferiti in 150 tra Opera e Bollate, mentre gli altri 70 sono stati distribuiti negli altri raggi di San Vittore.
Non si sarebbero creati particolari disagi solo perché nel carcere milanese è stato di recente ristrutturato un altro reparto. Sarebbe improprio, però, sostenere che nella casa circondariale il problema del sovraffollamento è ormai superato.
San Vittore ospita attualmente infatti circa 950 detenuti, una cifra che sfiora già la capienza massima della struttura. E sono finora 60 - come ha dichiarato ieri mattina la Manzelli - coloro che, usciti dal carcere milanese grazie all'indulto, hanno commesso nuovamente reati e sono rientrati nel carcere milanese.
Nei primi giorni dopo il provvedimento sono usciti dalla casa circondariale milanese oltre 400 detenuti. «Anche se poi ne sono usciti molti altri e tuttora ci sono detenuti che escono grazie all'indulto, ma non siamo ancora in grado di quantificarli», ha precisato la direttrice del carcere.
«L’indulto doveva essere fatto principalmente per permettere la ristrutturazione delle carceri - spiegano le guardie penitenziarie -.

Purtroppo, a meno che non si raggiungano livelli di pericolo, i lavori di ristrutturazione sono ben lungi dal fare passi da gigante. E, nonostante tutti coloro che sono usciti, il numero dei detenuti qui sta sfiorando di nuovo l’emergenza».

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