Sanguepazzo conferma: il nostro botteghino non ama più Monica

Il film in cui è protagonista con Luca Zingaretti finora ha incassato 450mila euro. Risi: "Non sa recitare". Veronesi: "A me piace sempre"

Sanguepazzo conferma: il nostro botteghino non ama più Monica

Roma - «Opulenta e devastante», per dirla col regista Bertrand Blier, Monica Bellucci è la nostra diva da esportazione. Sexy, simpatica, poliglotta, anche spiritosa. Basta che la star 44enne appaia sul red carpet fasciata di rosso o di bianco, preferibilmente scollata, e parte il crepitio dei flash. Per non parlare delle mille copertine, tutto un fremito di femminilità mediterranea con qualche tocco d’eleganza parigina targata Dior. Monica qui, Monica là. Intimissima. Tra un film e l’altro legge Topolino alla figlia Deva avuta dal marito Vincent Cassel, senza rinunciare a dire la sua su temi delicati come la legge 40, l’aborto, l’influenza del Vaticano. Ne è passato di tempo da quel 1991, quando Francesco Laudadio la volle, doppiata, nei panni di una sensuale vedova squattrinata in La riffa. Da allora ha girato una quarantina di film, alcuni estremi e ambiziosi, imponendosi nel mondo come l’epitome della bellezza italiana.

Eppure, da qualche tempo, il box-office non la ama più. Qualche esempio? Sanguepazzo di Marco Tullio Giordana, dove incarna Luisa Ferida, è a quota 450 mila euro dopo quasi due settimane di programmazione (neanche il famoso bacio saffico pare aver funzionato). L’action movie Shoot'em up. Spara o muori, accanto a Clive Owen, s’è fermato a 355 mila. Il thriller paranormale L’eletto, passato mercoledì sera su Sky, non superò i 123 mila. Neanche Per sesso o per amore?, tutto costruito sulla sua avvenenza di puttana triste, fu un successo nonostante il gran battage: 1 milione e 66 mila euro. Suppergiù quanto incassato da N (Io e Napoleone) di Paolo Virzì, dove pure cesellava con ruspante malizia una scaltra baronessa con titolo nobiliare acquisito.

Qualche giorno fa Tv Sorrisi e Canzoni le ha dedicato un’inchiesta, «Ma la Bellucci è un’attrice?», e i giudizi degli intervistati sono rimbalzati sulle agenzie. «Monica Bellucci è tutto tranne che una grande attrice», ha sibilato Dino Risi, che pure la prese per Vita coi figli. Mentre Lina Wertmüller se l’è cavata così: «Non è la Duse. Si difende con onore. Però sostenere che sia l’erede della Loren è una scemenza». Più incoraggiante il critico Morando Morandini, per il quale la Bellucci «sta diventando una vera attrice, perché, al di là delle mitologie, anche recitare è un mestiere che si impara». Di sicuro Stefano Disegni non la ritrarrebbe più con le curve da pin-up e il viso da cagnetta. «Una sera me l’hanno presentata. Pensavo mi odiasse, invece ha sorriso: “Sei una carogna, ma la tua parodia mi fa troppo ridere”. Conquistato per sempre».

Intanto ha continuato a saltare da un set all’altro. In Puglia per Ne te retourne pas accanto a Sophie Marceau, a Torino per L’uomo che ama con Pierfrancesco Favino. Presto volerà negli Usa per The private lives of Pippa Lee, dove si muove tra Robin Wright Penn e Julianne Moore. Poi è vero, i francesi le hanno assegnato un «Gerard du cinéma"», premio satirico alla rovescia, per la sua prova in Le deuxième souffle, che aprì la Festa di Roma 2007. Commento dell’interessata: «Pubblicità gratuita».

Nondimeno, gli incassi latitano. «Guardi, a me sta simpatica, ha passione, bellezza, autoironia. Ma temo che il personaggio resti più forte dell’attrice», scandisce Piera Detassis, direttore di Ciak. «Ha saputo costruire con intelligenza la sua carriera, ma è come se non passasse mai l’esame. È un po’ la nostra Sharon Stone, uno straordinario volto da copertina. Solo che la Stone ha avuto il suo ruolo con Basic Instinct. Monica ancora no. Lo vedo dai commenti dei lettori. Piace, ma fatica a farsi accettare come attrice. Eppure in Sanguepazzo è brava, intensa, non era facile. Magari c’entra l’invidia».

Allora rivolgiamoci a un maschio: Giovanni Veronesi, che l’ingaggiò per il celebre episodio hot di Manuale d’amore 2, dove lei cavalcava Scamarcio sulla sedia a rotelle. «Monica mi piace sempre: quando si va a cena insieme e quando la vedo sullo schermo. Esattamente come Asia Argento», premette il regista alle prese col suo Italians. «Nel mio caso Monica ha funzionato, una buona parte di quei 20 milioni di incasso la devo a lei. Ma capisco. Il fatto è che pochissime attrici nel mondo fanno staccare i biglietti. Forse tre o quattro.

Tra queste Julia Roberts e Scarlett Johansson, neanche sempre». Morale? «Il cinema è un universo molto maschilista che si serve delle donne per attrarre l’attenzione. Solo che alla fine è il pubblico femminile a determinare sempre la fortuna di un film. Sicché...».

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