Sanguineti non smentisce e raddoppia

Non smentisce, anzi sia chiaro che «questa non è una retromarcia». Ma poiché in tv, quella sera a «Niente di personale» su La7, non c’era stato di argomentare quella dichiarazione sui giovani che si son fatti massacrare dai carri armati in piazza Tienanmen perché, poveretti, volevano la Coca cola, ieri Edoardo Sanguineti il professore s’è preso il tempo (dei giornalisti), per fare una lezione di Storia all’ignorante mondo, e spiegare quel che voleva dire: «Nella lotta che nel 1989 travagliava il partito comunista cinese, la partecipazione degli studenti fu favorita dalla frangia del partito interessata a evitare aperture e a favorire quindi una situazione rischiosa degna di repressione. In un certo modo fu una trappola tesa a quei giovani: li indussero al desiderio di beni di consumo occidentali anche per screditarne la protesta. Li chiamo poveretti perché furono vittime della manipolazione. Ma dietro non c’era la Cia, ma il partito comunista cinese».
Problemi di un intellettuale costretto a fare i conti non solo con i ritmi veloci della televisione, insomma, ma anche con un mondo, come quello politico, che abituato a dire pane al pane non ha gradito affatto, centrodestra e centrosinistra uniti contro il poeta-candidato sindaco. Così, Sanguineti si scaglia un po’ contro tutti, e alla fine par di capire che ce l’abbia soprattutto con i suoi. Critica infatti «chi usa lavorare di ritaglio per denigrare calunniosamente gli avversari», ma poi dice di non avercela con il direttore del Tg La7 Antonello Piroso che gli poneva le domande, del resto la registrazione della trasmissione non lascia dubbi. Cita le vignette firmate da Forattini sul Giornale ma solo per difendere il diritto del vignettista «a fare tutte quelle che vuole, perché la libertà di espressione è l'essenza della democrazia». E insomma alla fine sembrano esserci i suoi compagni di centrosinistra nel mirino, «chiedete a loro» perché si sono tanto accaniti, e viene in mente Mario Tullo il segretario regionale dei Ds che ha parlato di «stupida posizione».
Lui, comunque, continua sereno la sua corsa verso le primarie. «Mi vanto di aver riportato alla luce parole come classe, proletariato, sinistra.

Mi auguro di rappresentare non solo i proletari, ma anche quei piccoli borghesi che forse si renderanno conto di esser proletari e sfruttati anche loro, e qualcun altro che magari si pentirà e si convertirà». Magari è utopia, ma tanto qui all’utopia son tutti abituati.

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