Sanguisuga-terapia dopo l’intervento

Michele Perla

A parte qualche naturale perplessità, le reazioni dei pazienti sono in genere positive. Non capita tutti i giorni infatti di finire in mano a delle sanguisughe, per essere curati e guariti. Già, perché all’ospedale di Legnano, i medici del reparto di chirurgia della mano, insieme ai sempre più sofisticati strumenti chirurgici, a volte da fantascienza, usano per la terapia post operatoria proprio i benefici vermiciattoli. Capaci di fare miracoli, come sapevano bene gli antichi Egizi. In questo nosocomio la sanguisughe sostituiscono egregiamente i farmaci anticoagulanti, con risultati ancora migliori e, cosa non da poco, privi di effetti collaterali. Il loro utilizzo è talmente esteso che in reparto è stato allestito un vero e proprio piccolo allevamento, una vasca riempita con acqua non contaminata, dove nascono e si riproducono gli animaletti di colore bruno. Quando i chirurghi reimpiantano un arto o una parte di esso, spesso si creano problemi di circolazione sanguigna: la cosiddetta «stasi venosa». Il ruolo delle sanguisughe diventa quella di stimolare e favorire il microcircolo, ossia la fitta rete di vasi sanguigni che si estende nel corpo. «Dopo un intervento è possibile che il sangue fatichi a tornare indietro dall’estremità dell’arto reimpiantato verso il centro, tendendo a coagularsi - spiegano i medici - se il sangue si ferma, si chiude l'arteria interessata. Ed è qui che entrano in gioco i nostri piccoli amici: producono infatti una sostanza chiamata eparinoide, che evita il coagulo e favorisce in pochi giorni la formazione del microcircolo, consentendo al paziente di recuperare la futura funzionalità dell’arto». Certo lo stesso risultato lo si potrebbe ottenere con farmaci idonei; ma a Legnano preferiscono ricorrere alle sanguisughe, perché l’utilizzo è circoscritto, efficace, rapido e soprattutto privo di effetti indesiderati.

Gli animaletti, cinque o sei in genere, vengono applicati sulla parte trattata due volte al giorno, per un periodo che non supera la settimana. Con la sua ventosa, si attacca in maniera assolutamente indolore e succhia il sangue fino a che, sazia, si stacca da sola.

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