«Guardate i miei colpi, non il mio corpo»: Sania Mirza ha solo 23 anni, ma da sempre è uno slogan, un simbolo, una provocazione. Lei, indiana musulmana che gioca a tennis e anche benino ed è diventata la migliore nella storia del suo Paese a girare il ricco circuito delle racchette. Solo che adesso - alla sua età - per Sania è tutto già finito, anche se lei sorride, dice che è solo una sua decisione e che nessuno dovrebbe gridare allo scandalo: «Presto mi sposerò e mi ritirerò dallo sport agonistico. L’ho deciso da sempre, qual è il problema?».
Già, Sania l’ha deciso da sempre, non c’è problema. Eppure la stampa indiana avanza qualche sospetto e leggendo tra le righe alla fine insinua che lei - l’immagine dell’emancipazione islamica femminile - abbia ceduto alla famiglia per il più integralista dei motivi: il matrimonio combinato. Nessuno conferma, la Mirza sorride anche nelle foto del fidanzamento ufficiale avvenuto nello scorso luglio, sembra radiosa vestita come vuole tradizione in compagnia del suo Sohrab, che casualmente (?) si chiama Mirza pure lui. «Un amico d’infanzia» asserisce la ragazza a domanda subito dopo essere uscita al primo turno degli Australian Open, ma qui l’aria diventa un po’ imbronciata mentre il suo Paese intanto si chiede cosa ci sia dietro e già si dà una risposta.
Il caso, in fondo, non sarebbe neanche clamoroso se non fosse che Sania Mirza era una speranza per le donne indiane, quelle appunto che non possono scegliere. La ragazza gira da anni per il mondo con la scorta perché colpevole di essere troppo audace, almeno secondo i fondamentalisti che la ritengono addirittura sacrilega. Il tennis - si sa - si gioca con i gonnellini troppo corti, e poi lei è bella, è brava, è emancipata, una vera e propria star in India, dov’è contesa dalle copertine dei giornali più occidentalizzati, addirittura dai produttori di Bollywood e dai siti internet che ammiccano al suo fascino proibito. «L'India ha milioni di abitanti, non mi posso preoccupare di quello che pensa ognuno di loro» ha sempre detto: così ecco che il pericolo diventa il suo mestiere, sempre nel mirino di chi la vorrebbe sottomessa alle leggi dell’islam. Quelle scritte dagli uomini, di genere e di sesso.
Così capita che la Mirza un giorno giri uno spot pubblicitario vicino alla Mecca e sia costretta a giustificarsi ufficialmente con l’imam secondo dottrina: «Voglio scusarmi con tutti i miei fratelli e le mie sorelle e i rispettabili anziani che si sono sentiti offesi perché ho inavvertitamente profanato un pezzetto di terreno». Poi succede che un fotografo la ritragga seduta - in un momento di relax - con i piedi nudi appoggiati su una balaustra ma involontariamente troppo vicini a una bandiera indiana e un contadino faccia regolare denuncia perché sia colpita da una condanna per oltraggio alla nazione. E quindi ancora, massimo sfregio, c’è quella questione del doppio, quella serie di tornei giocati con Sahar Peer come compagna, ovvero un’israeliana. Scandalo.
Nel 2005 il quotidiano Hindustan Time scrive che «senza dubbio questa ragazza avrà una pessima influenza e corromperà i comportamenti dei più giovani». E da allora è stato un crescendo: quando i giornali riportano una sua frase un po’ troppo hard («È giusto fare sesso prima del matrimonio, l'importante è farlo sicuro»), in patria vengono bruciate magliette con la sua effigie. E quando il consiglio degli Ulema emette la prima fatwa contro di lei («Si veste in campo e si mostra al mondo in un modo che non rispetta la legge islamica: gonne e pantaloncini sono troppo corti e le braccia troppo scoperte»), Sania risponde che lei si veste come le pare: «Sono musulmana praticante e sono fiera di essere un simbolo per molte ragazze indiane». Provocante, troppo.
Così adesso qualcosa è cambiato: «talvolta penso che sia il caso di mollare tutto» si sfogò un giorno Sania e probabilmente quel momento è arrivato. La Mirza dice che le nozze non hanno ancora una data ma che lascerà il tennis, il fidanzato conferma che la supporterà in ogni sua decisione e così il padre nega di avere qualcosa a che fare. Ma poi appunto si scopre che l’amico d’infanzia forse era troppo predestinato e che la scusa della tennista più sexy dell’India («Per giocare a tennis bisogna girare il mondo tutto l’anno e non ci si può dedicare a un marito») suona un po’ stonata. Soprattutto perché detta da lei.
Perché Sania è sempre stata un’icona e nonostante
dica che anche questa volta la scelta è solo sua, la paura delle donne che hanno visto in lei una speranza è che ora quel simbolo torni ad essere la solita immagine. Quella di un mondo che gira sempre dalla parte sbagliata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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