Antonella Aldrighetti
Gli strumenti finanziari messi in campo per ridurre la spesa farmaceutica regionale non hanno prodotto il risultato che la giunta ulivista di Piero Marrazzo sperava di raggiungere. Al contrario: la spesa è cresciuta. Insomma: il tetto dei 15 euro mensili alle prescrizioni, imposto dallassessore alla Sanità Augusto Battaglia ai medici di famiglia per mettere un freno alle ricette, ha fallito lobiettivo di far registrare un trend negativo sulla spesa complessiva. Tutto il contrario: il dettaglio dellesborso finanziario fa presagire che la razionalizzazione ulivista abbia prodotto solo un poderoso taglio ai servizi assistenziali ma non al risparmio sulla spesa.
Lanalisi puntuale dei dati sulla spesa farmaceutica forniti due giorni fa dallassessorato di Battaglia è più che autorevole: il senatore Cesare Cursi, fino a una ventina di giorni fa sottosegretario alla Salute e ora coordinatore del Dipartimento Sanità di Alleanza nazionale. Lex sottosegretario si è avvalso proprio delle cifre che la stessa regione Lazio ha inviato al ministero mentre «riguardo al periodo di marzo e aprile 2006 non possiamo fare alcun raffronto perché - spiega - non ci sono pervenuti malgrado le richieste. Certo è che le cifre in nostro possesso non coincidono con quelle divulgate dallassessorato alla Sanità che ha specificato quanto la spesa farmaceutica convenzionata, nel Lazio sia calata: le percentuali estrapolate dai report regionali la danno in crescita».
Eccoli nel dettaglio i numeri della contesa. Tra gennaio e febbraio 2006 rispetto allo stesso periodo del 2005 il numero di ricette compilate dai medici di famiglia è aumentato del 5,9 per cento. La media nazionale invece dà una crescita del 4,4, per cui il Lazio la supera dell1,5. Ma andiamo avanti. La spesa farmaceutica lorda nella regione è aumentata del 7,5 per cento rispetto a una media nazionale di 6,2; la spesa netta del 14,4, rispetto a una media dell11,4; la media di ricette pro-capite è aumentata dello 0,8 per cento rispetto allo 0,7 di tutta la penisola. E di incremento in incremento non poteva mancare certo quello sulla spesa netta pro-capite per i farmaci: 23,80 euro rispetto a una media nazionale di 17,70.
Evidentemente qualche medico di famiglia quando prescrive un farmaco necessario se ne infischia del tetto fissato dallassessore diessino a 15 euro mensili. E questo può significare solo che il provvedimento, oltre a essere impopolare, è pure mal congegnato. Il coordinatore nazionale alla Sanità di An non ci gira certo attorno: «Pur nutrendo apprezzamento per lo sforzo di Battaglia - premette Cursi - viene fuori che, a oggi, ancora non sono stati prodotti risultati soddisfacenti. Aspettiamo un rinnovato rapporto e un rinnovato impegno anche da parte del segretario nazionale della Fimmg Mario Falconi. Un accordo che non dia come frutto generalizzato laumento delle prescrizioni».
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