Sanità, nonostante i tagli la spesa continua a crescere

Antonella Aldrighetti

L’impressione che la giunta Marrazzo intende sortire nei cittadini del Lazio concerne l’impareggiabile vantaggio dei provvedimenti restrittivi, adottati in ambito sanitario, per limitare la spesa farmaceutica mensile di ogni assistito.
Vale a dire che dopo gli ordini perentori, impartiti dall’assessore alla Sanità Augusto Battaglia ai medici di famiglia, per mettere un freno alle prescrizioni farmaceutiche, si sarebbe dovuto registrare un trend negativo sulla spesa regionale. Già, si sarebbe. Il condizionale diventa d’obbligo perché, analizzando i numeri divulgati dall’assessorato alla Sanità, viene fuori che nel primo trimestre dell’anno il livello sulla spesa lorda ha segnato un più 1,4 per cento rispetto alla media nazionale. E cioè se la spesa nazionale si attesta sul 7,2 dai rilievi Aifa (Agenzia del farmaco), il Lazio segna l’8,6. Un numero che, già da solo, consentirebbe di individuare facilmente l’incremento dei costi gravanti sulle casse regionali a seguito dell’abolizione del ticket sulle ricette. Un’affermazione che, però, non piace a Battaglia. Tant’è che l’assessore tira dritto, spiegando che «i numeri da tenere presenti sono altri: le ricette tra marzo e aprile 2006 sono diminuite del 14,83 per cento quando, nello stesso bimestre la spesa lorda nazionale è diminuita solo del 13,63». Peccato, però, che basta avere qualche rudimento di calcolo per affermare che i conteggi per definire l’incremento o la diminuzione di un determinato dato sperimentale vanno fatti a parità di periodo: in questo caso di arco temporale. E se si entra nel dettaglio dei numeri viene fuori pure dell’altro. «La procedura illustrata da Battaglia non ha alcun senso statistico infatti - rivela il vicepresidente del consiglio regionale Andrea Augello - il raffronto va fatto comparando aprile 2006 con aprile 2005 e marzo 2006 con marzo 2005. Come si è sempre fatto e come è logico se, quello che stiamo cercando di conoscere, è l’incremento annuale della spesa farmaceutica. In questo caso è evidente a tutti che la spesa è aumentata, nel Lazio in maniera più sensibile che in tutto il resto d’Italia. Il differente comportamento del Lazio rispetto alla media nazionale, non può che essere, soprattutto in questo primo trimestre, una logica conseguenza dell’abolizione del ticket. Al di là di questa banale considerazione, il vero problema è che alle minori entrate del ticket non si è fatto fronte con nessun tipo di credibile alternativa. Così la spesa è cresciuta in maniera più sensibile rispetto ad altre regioni. Negare questa evidenza è un po’ infantile. Sostenere addirittura che la spesa stia diminuendo è anche peggio».
Che l’abolizione del ticket sia risultata «galeotta» per l’aumento dei costi vivi della farmaceutica convenzionata, il Giornale l’aveva già anticipato qualche mese fa, come aveva già anticipato ampiamente l’operazione «machete», che la giunta di sinistra sta operando sulla sanità. Malauguratamente, però, l’operazione sembrerebbe non essersi ancora conclusa. Già, perché si dovrà agire sul quell’incremento percentuale di un punto e 4. Come? C’è suspense. «L’Aifa sta studiando nuove misure da adottare», sentenzia l’assessore alla Sanità. Ma quali che siano, ancora non è dato sapere.

Certo è che sta per essere avviato e diretto a tutti i medici di famiglia prima, e poi allargato anche agli specialisti, un sistema di monitoraggio capillare per controllare che l’indice delle prescrizioni farmaceutiche (i 15 euro mensili) non venga sforato.

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