Sanitopoli in Puglia: ora lo scandalo allarma i vertici nazionali Pd

L’indagine si allarga e coinvolgerebbe imprenditori vicini a D’Alema e Latorre, vicecapogruppo democratico al Senato

Sanitopoli in Puglia: 
ora lo scandalo allarma 
i vertici nazionali Pd

Massimo Malpica
Gian Marco Chiocci

Roma C’è un’altra indagine, a Bari, sulla sanità pugliese e su appalti «accomodati». Un’inchiesta che muove ancora una volta da «Giampy» Tarantini, l’imprenditore del ramo protesi reso celebre dal caso D’Addario e dalle «tangenti sessuali» passate al vicepresidente Pd della Regione Puglia, Sandro Frisullo. L’ultimo filone giudiziario, stavolta, punterebbe a nomi importanti del Partito democratico, alcuni dei quali sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati, focalizzandosi in particolare su uomini fedeli a D’Alema in terra pugliese. Nel mirino dell’inchiesta, condotta dalle fiamme gialle e assegnata ai pm che già indagavano su Tarantini (Pino Scelsi, Ciro Angelillis ed Eugenia Pentassuglia), potrebbero esserci anche appalti «sospetti» in altri business: quello sempre fiorente delle pulizie nelle Asl e quello, che in Puglia ha avuto un vero boom negli ultimi anni, dell’energia eolica.

Che vede, tra l’altro, attivi numerosi imprenditori nell’area del centrosinistra, vicini a D’Alema. Roberto De Santis e suo fratello Massimo sono proprietari o soci di almeno 4 società attive nel campo delle Rinnovabili, e nella Italgest, una spa di Casarano, oltre ai De Santis ci sono altri dalemiani di ferro, come Paride De Masi ed Enrico Intini.

Al centro di tutto, tanto per cambiare, ci sarebbero le dichiarazioni di Tarantini, arrestato nel pieno delle inchieste baresi a settembre del 2009, e tornato libero ad agosto scorso. Tarantini ha parlato l’ultima volta con i pm a febbraio del 2010. Ma tra quanto messo nero su bianco nei suoi interrogatori, ci sarebbe stato materiale sufficiente per innescare l’indagine, e permettere agli inquirenti di mettersi al lavoro e cercare riscontri all’esistenza di un network politico-imprenditoriale d’area Pd.

Non c’è dunque solo Michele Mazzarano, politico locale del Pd, indicato l’anno scorso da Tarantini come percettore di tangenti (e comunque eletto in consiglio regionale pochi giorni dopo) insieme a Sandro Frisullo. Le indagini coinvolgerebbero a vario titolo anche imprenditori «dalemiani», come Enrico Intini, e un politico di primo piano come Nicola Latorre, vicecapogruppo del Pd al Senato.

E la questione potrebbe investire, quantomeno come testimone, pure il senatore dimissionato dal Pd Alberto Tedesco, ex assessore pugliese alla Sanità, la cui richiesta di arresto (per l’indagine condotta dai pm baresi Digeronimo, Quercia e Bretone) andrà al voto in Senato con esito non scontato per le riserve dello stesso Pd. In vista del terremoto giudiziario, una questione non da poco.

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