Festival di Sanremo

Amadeus guida il coro che intona "Bella ciao"

Ma questo Amadeus è proprio lo swiffer delle polemiche, come lo ha giocosamente definito Fiorello, tanto che a proteggerlo è venuto, in una ospitata, scherzosa e a sorpresa, Zlatan Ibrahimovic

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Ma questo Amadeus è proprio lo swiffer delle polemiche, come lo ha giocosamente definito Fiorello, tanto che a proteggerlo è venuto, in una ospitata, scherzosa e a sorpresa, Zlatan Ibrahimovic. Ieri Amadeus ribadiva che vuole tenere la politica e gli scandali fuori dall'Ariston, ma poi ha spalancato a entrambi le porte del teatro. Cade in ogni tranello, blitz o tirata per la giacchetta. Consapevole o a sua insaputa? Un po' tutte e due. Perché il clamore è il sale del Festival e dei suoi ascolti. Così, mentre i trenta cantanti vanno avanti a presentare i loro brani fino alle due di notte, intorno all'Ariston aleggiano due spettri: il fascismo (ancora!) e i trattori, pure loro in marcia su Roma e anche su Sanremo. Dunque, partiamo dallo spauracchio scatenato da Enrico Lucci di Striscia la notizia che ha provato a provocare la reazione stizzita dei governanti di destra facendo intonare Bella Ciao ad Amadeus e a Mengoni. In conferenza stampa, ottenuto il microfono, l'inviato del tg satirico pone una domanda come uno qualunque dei cronisti, ad Amadeus: «Tu sei antifascista?». Risposta: «Sì». Stessa domanda al cantante di Due vite, ieri sera co-presentatore del Festival. Stessa risposta. E poi la richiesta: «Allora che ne dite di intonare Bella Ciao?». Amadeus parte deciso, Mengoni lo segue. I politici, probabilmente troppo affaccendati nelle questioni dei contadini, non si lasciano trasportare nella polemica. Ma il conduttore non ce la fa a non farsi infilare in un altro casino. E conferma di voler ospitare i rappresentanti degli agricoltori in lotta contro le norme europee sull'economia green e che stanno bloccando mezza Italia. Porte spalancate se verranno, come annunciano, venerdì. Ma il blitz non è certo, perché la galassia delle associazioni in cui sono raggruppati è così divisa e complessa che è difficile risalire a un portavoce. E non è che si possa portare sul palco di Sanremo uno che non sia rappresentativo. I lavoratori della terra di Asti, Cuneo e Alessandria - che in effetti sarebbero i più vicini - fanno sapere che vogliono arrivare a Sanremo con almeno 50 trattori. I vertici Rai ribadiscono di non avere avuto ancora richieste ufficiali. Si vedrà.

Intanto, per non farci mancare altre polemiche - anche quelle passate - il Tar del Lazio ha confermato ieri la sanzione da 175mila euro inflitta dall'Agcom alla Rai per la pubblicità occulta in favore di Instagram fatta da Amadeus e Chiara Ferragni l'anno scorso. Sentenza contro cui la Rai ha subito annunciato che presenterà appello al Consiglio di Stato.

Infine, sempre in tema di gentilezze, arriva il commento di Gino Paoli nel giorno di debutto. «Il Festival non lo guardo. È diventato uno spettacolo squallido» dice nel podcast Tintoria. «Una volta era tutta un'altra cosa. Le canzoni andavano a Sanremo perché erano state scelte da un editore... invece adesso ci arrivano soprattutto quelle di merda».

Alè.

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