Santa Lucia Un gioiello minacciato dalla Regione

Più che qualificati operatori sanitari, sembrano equilibristi, costretti a camminare, mai come adesso, su una fune poco tesa, instabile e precaria. Sono i medici, gli infermieri, ma anche i ricercatori e i biologi dell’istituto romano di ricovero e cura a carattere scientifico - Irccs - «Fondazione Santa Lucia», che, giorno dopo giorno, temono, sempre più, di cadere giù dalla corda, precipitando a terra. Senza alcuna rete di sicurezza. Artefice del rischio, la Regione Lazio che mina i livelli occupazionali del polo di eccellenza capitolino, specializzato nella riabilitazione neuromotoria: invece che mettere in sicurezza gli «acrobati» della sanità dell’istituto di via Ardeatina, l’inadempienza della giunta Marrazzo li fa infatti sbilanciare, non riconoscendo i rimborsi dovuti per i ricoveri e le prestazioni sanitarie erogate. Scongiurano la «caduta», ben 688 dipendenti del Santa Lucia che hanno fatto pervenire, ieri, al presidente-commissario ad acta Piero Marrazzo, al suo vice, Esterino Montino, nonché al sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio, un documento in cui hanno sottoscritto «la forte preoccupazione per il proprio posto di lavoro e per la sopravvivenza dell’intera struttura, minacciati dai mancati rimborsi sulle prestazioni della Regione». Si fa portavoce di un equilibrio finanziario in bilico dell’istituto romano, il rappresentante sindacale della Cimop (confederazione italiana medici ospedalità privata), Marco Traballesi, alla guida della sezione amputati del Santa Lucia: «Ogni regione tutela i propri Ircss - tuona - tranne la nostra. Non ci riconosce i finanziamenti, stimati per un valore di 40 milioni di euro dal 2005 a oggi, che, invece, spettano alla struttura scientifica per la quale lavoriamo, detentrice del primato tra gli Irccs del centrosud. Veniamo ingiustamente equiparati a una casa di cura privata convenzionata».

E in merito alla delibera regionale - che prevede tagli del 10 per cento sui posti letto e del 50 per i ricoveri in day hospital -, ancora non approvata e giudicata «paradossale» da diverse sigle sindacali (Cgl, Cisl, Uil, Adomp, Cimop e Rsn), si pronuncia, con preoccupazione, il direttore generale del Santa Lucia, Luigi Amadio: «È un provvedimento che, qualora venisse approvato, creerebbe una condizione irreversibile: la chiusura dell’istituto, fiore all’occhiello della sanità regionale e nazionale, che, peraltro, necessita di finanziamenti meno cospicui rispetto alle strutture pubbliche a gestione diretta».

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