MilanoNessun risarcimento per le decine e decine di vittime della Santa Rita, la «clinica degli orrori» scoperta a Milano nel luglio scorso. In questi giorni i legali dei pazienti del dottor Brega Massone - cittadini qualunque, operati e devastati nel reparto di chirurgia toracica - stanno sfilando davanti ai pubblici ministeri Tiziana Siciliano e Grazia Pradella per capire cosa possono aspettarsi dai processi che si stanno per aprire. E come consiglio stanno ricevendo: dite ai vostri assistiti di mettersi l’anima in pace. Se vorranno vedere qualche soldo devono affidarsi alla giustizia civile ed ai suoi tempi biblici. Ieri mattina è toccato all’avvocato Aldo Egidi, legale di Carmen Bustos Sullcapuma, 43 anni, peruviana: per una botta ricevuta in un incidente in bicicletta le hanno portato via un pezzo di polmone, ed ora quasi non respira più. Anche lui ha ricevuto la stessa risposta.
Come questo sia possibile lo si può spiegare - per usare le parole che uno dei pm ha rivolto ad uno dei legali - solo con «un codice che non tutela le vittime». Se ne parla spesso in occasione degli incidenti stradali. Nel caso della Santa Rita emerge con ancora maggiore nettezza. I patteggiamenti e gli sconti di pena che il codice consente ai colpevoli non tengono in considerazione il diritto delle vittime a ottenere giustizia. È accaduto, in passato, che qualche pubblico ministero provasse a mettere delle condizioni agli imputati: ti do la condizionale, non ti faccio finire in carcere, ma tu risarcisci le vittime.
La Cassazione ha detto che non si può.
Così anche le vittime della Santa Rita dovranno rassegnarsi. C’è, tra di loro, chi ha perso un seno, chi un pezzo di polmone, chi una fetta di pleura. Cinque sono morti sotto i ferri o dopo l’operazione. L’indagine ha stabilito che non era imperizia o ignoranza, quella del dottor Brega Massone e del suo staff. Le operazioni inutili venivano realizzate con lo scopo preciso di gonfiare gli importi dei Drg, i codici che stabiliscono i risarcimenti del Servizio sanitario nazionale alle cliniche private. Secondo l’accusa, Brega agiva per arricchire la Santa Rita. E di rimbalzo, grazie al meccanismo degli incentivi, arricchiva anche se stesso.
A partire dal 2 dicembre, Brega Massone e alcuni dei suoi colleghi-complici verranno processati con rito ordinario. Contro di loro, le vittime potranno costituirsi parte civile e chiedere i risarcimenti. Il problema è che i chirurghi dal bisturi facile risultano nullatenenti o quasi. Da loro, le vittime non possono aspettarsi niente. C’è chi invece di soldi ne ha fatti molti: il notaio Francesco Paolo Pipitone, azionista unico della Santa Rita. Ma Pipitone è già uscito di scena patteggiando quattro anni e quattro mesi di pena senza risarcire una lira alle vittime. La Santa Rita, come azienda, è imputata nel processo con rito abbreviato che si terrà il 19 gennaio. Ma lì a chiedere il risarcimento del danno potrà essere solo l’Azienda sanitaria locale di Milano, vittima delle truffe.
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